“Tredici”: chi ha ucciso Hannah Baker?

Una serie tv che affronta tematiche delicate come bullismo, violenza e suicidio con un racconto diretto e toccante

Una serie creata da Brian Yorkey. Con Dylan Minnette, Katherine Langford, Christian Navarro, Alisha Boe, Brandon Flynn. Titolo originale: 13 Reasons Why. Teen drama. 2017-in produzione

Basata sul romanzo “Tredici” di Jay Asher

 

Una ragazza liceale, Hannah Baker (Langford), si suicida. Qualche giorno dopo, un suo compagno di classe, Clay Jensen (Minnette), trova un pacco sulle scale di casa: all’interno del pacco sono contenute sette audio cassette registrate da Hannah in cui la ragazza spiega i tredici motivi che l’hanno spinta a uccidersi, e Clay è uno di quelli.

Per scoprire il suo ruolo all’interno della storia della ragazza, Clay comincia ad ascoltare le audio cassette, ma così facendo rischia di scoprire uno sconvolgente segreto che coinvolge Hannah e alcuni suoi compagni di scuola.

Tredici” (Th1rteen R3asons Why), produzione Netflix uscita sulla piattaforma di video streaming a marzo 2017, è una serie potente, che colpisce e soprattutto fa riflettere su un problema sempre più diffuso, e terribile, ai giorni nostri: il bullismo.

Hannah si uccide. Ma è giusto parlare di atto volontario? Quanto influiscono gli altri, le loro parole, le loro azioni su quello che facciamo? Quanto può essere forte la spinta esterna su di noi?

Katherine Langford interpreta Hannah, nella serie “Tredici”.

E affermare che salvare chi prende una decisione di questo tipo è impossibile – personalmente, trovo la figura del consulente scolastico, il signore Porter, una delle più condannabili dell’intera vicenda per il suo modo di agire, i suoi consigli banali, il modo di liquidare una ragazza che viene a parlare con te, un adulto, di una violenza subita, ma questi sono giudizi personali – è giusto? Sensato?

È che crescendo, forse, ci si dimentica com’è avere 16 o 17 anni, sentirsi adulti ma non avere di fatto alcuna vera autonomia. È che crescendo, e direi per fortuna, ci si dimentica quale universo parallelo e complicatissimo può essere una scuola media/liceo.

Sin dal primo giorno che mettiamo piede in una classe, in una comunità scolastica, veniamo giudicati, passati ai raggi ics. E molo spesso, purtroppo, etichettati. E il ruolo, l’etichetta che gli altri ci cuciono addosso è difficilissima da togliere.

Puoi essere un secchione, una facile, uno sportivo. Puoi essere uno del gruppo dei più cool oppure un alternativo. Non sei quasi mai tu a deciderlo. Sono gli altri. E spesso queste etichette fanno male, per questo si passano gli anni della scuola a cercare di posizionarsi in una zona neutra, a non essere notati. Perché finire sulla bocca di tutti, quando gli anticorpi sono ancora in formazione, è tutt’altro che semplice.

Sette audiocassette. Tredici motivi per dire basta.

La calunnia è un venticello, canta Basilio nel “Barbiere di Siviglia” di Rossini. Una parola sola, sussurrata, può diventare una valanga. Perché gli adolescenti possono essere crudeli, e un soprannome, una definizione, anche se non corrispondono al vero, anche se non ti raccontano per niente, possono fare malissimo.

È quello che succede ad Hannah, vittima di una serie ininterrotta di piccole violenze che probabilmente, prese una per una, potrebbero sembrarci inezie, sciocchezze – alcune, altre sono gravissime, anche prese da sole. Ma quando si sommano tra loro possono anche spingere un giovane a gesti estremi.

Tredici” è una serie che emoziona, e che fa riflettere. E non solo sul bullismo, ma sui rapporti interpersonali, sul confine tra lecito e illecito, sulla violenza fisica e psicologica. Su quanto sia difficile, la maggior parte delle volte, capire qual è la cosa giusta da fare e poi farla davvero. Sul ruolo che devono avere gli adulti nella vita e nell’educazione dei giovani – figli, studenti, conoscenti.

È una serie che parla di un suicidio, ma che non prepara a vederlo avvenire davvero – per questo l’episodio finale è straziante, dolorosissimo. Perché niente può preparare a vedere una persona togliersi la vita – e qui hanno deciso di farlo vedere sul serio, di non censurare quasi niente.

È una serie che, a mio avviso, andrebbe proposta a un pubblico trasversale, fatta vedere a giovani e meno giovani, perché c’è davvero tanto da imparare.

Molti i punti interrogativi rimasti aperti dopo i primi 13 episodi. Una seconda stagione è prevista per il 2018.

Per adesso non possiamo che dire: fate attenzione a quello che dite, perché anche una parola, per quanto insignificante, per qualcun altro potrebbe essere la fine del mondo. E chi se la sente di vivere con un tale peso sulla coscienza?

Exit mobile version