“El Conde”: un biopic “alla Larraín”, che mescola horror e commedia

In un universo parallelo, il dittatore Augusto Pinochet non è morto ma è un vampiro...

Un film di Pablo Larraín. Con Alfredo Castro, Paula Luchsinger, Gloria Münchmeyer, Jaime Vadell, Antonia Zegers. Commedia, horror, 110′. Cile 2023

In un universo parallelo ispirato alla storia recente del Cile, Augusto Pinochet è un vampiro che vive nascosto in una villa in rovina nella fredda estremità meridionale del continente. Dopo duecentocinquanta anni di vita, Pinochet decide di smettere di bere sangue e di abbandonare il privilegio della vita eterna. Non può più sopportare che il mondo lo ricordi come un ladro. A dispetto della natura deludente e opportunistica della sua famiglia, trova una nuova ispirazione per continuare a vivere una vita di passione vitale e controrivoluzionaria attraverso una relazione inaspettata.

 

Non è mai semplice raccontare la biografia di un personaggio pubblico, ma con i suoi ultimi film Pablo Larraín ha dimostrato di possedere una discreta creatività e soprattutto delicatezza nell’approcciarsi al genere.

Questi biopic, che la critica definisce appunto “alla Larraín”, probabilmente erano solo preparatori in vista della sfida più difficile e sofferta per l’uomo prima ancora che per il regista: raccontare “la vita e le opere” del generale Augusto Pinochet, dittatore cileno responsabile di uno dei colpi di stato più sanguinosi del secolo scorso – ancora oggi non è dato stabilire con certezza il numero delle persone uccise e/o fatte sparire in quegli anni.

Larraín sceglie una strada originale e paradossale per processare il passato nel suo “El Conde”, presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia e in uscita su Netflix il 15 settembre: mescolare commedia e horror, puntando forte sulla carta dell’ironia.

Pinochet non sarebbe morto nel 2006, come tutti credono, ma avrebbe solo messo in scena la sua dipartita per sottrarsi a giudizi e tribunali. Vampiro bicentenario, semina morte e terrore nel nostro mondo dai tempi della rivoluzione francese. Ma adesso è vecchio, stanco e vuole solo morire e sottrarsi alle brame dei suoi cinque figli umani e cupidi.

Larraín mette in scena un confronto familiare surreale e grottesco, dimostrandosi originale e coraggioso. Il film presenta qualche criticità, ma la sceneggiatura è solida e il cast ben rodato e credibile. Se “El Conde” sbanda, è soprattutto perché il regista cade nel più classico degli errori: strafare!

Il bieco liberalismo e l’avidità della Chiesa vengono indicati come i maggiori responsabili della dittatura cilena e dell’ascesa al potere del mostro Pinochet. L’autore e il creativo Larraín cede il passo al Larraín politico, creando un cortocircuito e rompendo l’equilibrio creatosi tra horror e ricostruzione dei fatti.

Insomma, “El Conde” è un biopic ben riuscito nella prima parte che si perde poi nella seconda. La visione è comunque consigliata, specie per chi considera il capitalismo e il liberismo sfrenato mostri sanguinari da combattere alla stregua di vampiri.

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