“The killer”: un thriller teso ben lontano dai picchi creativi di Fincher

Michael Fassbender tutto sguardi glaciali e fisicità in un film che non coinvolge chi guarda

Un film di David Fincher. Con Michael Fassbender, Tilda Swinton, Arliss Howard, Monique Ganderton, Charles Parnell. Azione, 113′. USA 2023

Un killer professionista si trova a Parigi, in attesa che il bersaglio si presenti nel luogo che da giorni sta sorvegliando. Abituato a una vita monotona, basata sulla programmazione, l’attesa, la noia, l’attenzione ai dettagli e la totale assenza d’empatia, l’uomo si trova improvvisamente a dover cambiare piani quando compie un inatteso passo falso. Come potrà sparire dal luogo del delitto imprevisto? E a chi dovrà risalire poco alla volta, sempre muovendosi con studiata precisione e implacabile assenza di emozioni, quando scoprirà qual è stata la risposta dei suoi committenti alla missione fallita?

 

Tanto rumore per nulla! Mi affido alla saggezza popolare per esprimere un giudizio sintetico ma calzante su “The Killer”, l’atteso nuovo film di David Fincher presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia e in arrivo su Netflix il 10 novembre. Per me, la prima delusione del Festival.

Michael Fassbender ha costruito la sua interpretazione quasi esclusivamente sulla fisicità e sugli sguardi glaciali, con brevi dialoghi a supporto. Una scelta recitativa nel complesso poco convincente e coinvolgente, anche per l’estasiato pubblico femminile.

Il film si basa quasi in toto sul voice over dell’attore, che ha la duplice funzione di metterci a parte dei pensieri del killer e di anticiparne le azioni – cosa questa che provoca noia e irritazione in chi guarda.

“The Killer” è un film vecchio sia sul piano narrativo che nella messa in scena, molto lontano dai picchi creativi e visionari toccati da Fincher in passato. Un film che sembra ricalcare, ma con toni sbiaditi, la serie di successo “Dexter”. Buono forse per essere visto dal divano di casa, non per il palcoscenico veneziano. 

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