Una serie creata da Andrew Dabb. Con Lance Reddick, Ella Balinska, Tamara Smart, Adeline Rudolph, Siena Agudong, Paola Nunez. Horror, azione. USA. 2022-in produzione
Chi vi scrive, pur essendo stato da ragazzo un grande appassionato di videogiochi, ha ignorato totalmente il fenomeno “Resident Evil”. Da spettatore, ho visto qualche capitolo della saga, ma esclusivamente per stima e affetto nei confronti della bellissima Milla Jovovich. Ma al netto della protagonista, ho sottolineato a più riprese come la storia, con i suoi sei film e reboot, abbia abbondantemente stufato.
Quando ho letto la notizia dell’uscita di “Resident evile – La serie” su Netflix sono stato attraversato da un sinistro presentimento da vecchio teledipendente. Timore che si è concretizzato quando la direttora Turillazzi mi ha assegnato il compito di vederla e recensirla.
Non è stato semplice. E vi dirò più: mai come in questo caso ho dovuto dare fondo al mio senso del dovere per portare a termine la missione
“Resident Evil – La serie” aggiunge poco o nulla al franchise, colpendo in negativo il fan e annoiando il neofita. Otto episodi che non brillano per originalità, pathos o livello attoriale – fatta eccezione per Tamara Smart e Siena Agudong nel ruolo delle sorelle Jade e Billie da giovani, e per Paola Nunez, che interpreta la cinica e spietata Evelyn Marcus.
La storia si sviluppa su due diverse linee temporali, prima e dopo l’evento apocalittico che, come ormai sappiamo, ha cambiato il volto del mondo per sempre. Una scelta narrativa piuttosto classica che in questo caso si dimostra “vecchia” quanto prevedibile.
Nel 2022 le sorelle adolescenti Jade e Billie Wesker si sono appena trasferite a New Raccoon City, per seguire il padre Albert, responsabile di un misterioso progetto dell’Umbrella Corporation.
Quattordici anni dopo, nel 2036, il mondo è dominato dagli zombie, i morti si contano a miliardi e gli esseri umani “sani” sono soltanto 300 milioni. In questa cornice tragica e desolante si muove una Jade ormai adulta, disposta a tutto pur di trovare una cura al virus.
Otto episodi appaiono oggettivamente troppi – e troppo lunghi – per sviluppare questi due binari. Dopo i primi due in cui ci si sforza di capire l’idea degli autori e l’evoluzione del rapporto tra le sorelle (la vita di due adolescenti in una città controllata dall’Umbrella è sicuramente uno dei pochi spunti interessanti dello script), si perde via via interesse e attenzione.
L’intento degli sceneggiatori era chiaramente quello di sviluppare in parallele le due “storie” e unirle poi nell’ultimo episodio, dando risposte ma generando anche quel climax da finale aperto necessario per ipotizzare una seconda stagione. Ecco, la missione è fallita. Più si va avanti nel racconto e più tutto diventa sconclusionato, quasi comico o peggio grottesco.
“Resident Evil – La serie” sembra un progetto fuori tempo massimo, per ciò che riguarda il panorama televisivo, dopo che pubblico e critica si sono già appassionati a saghe come “The walking dead” e similari. A poco serve il miscuglio di generi – horror, fantascienza, distopia – se non si ha un’idea chiara della strada da percorrere.