Regia di Claudio Cupellini, Francesca Comencini. Con Marco D’Amore, Salvatore Esposito, Cristina Donadio, Cristiana Dall’Anna. Drammatico. Italia, 2017
Il conto alla rovescia è agli sgoccioli: “Gomorra – La serie” sta per tornare in tv con la terza, attesissima stagione. A partire dal 17 novembre il pubblico potrà godersela su Sky – anche in modalità On demand – e, per la prima volta nella storia della serialità italiana, al cinema, dove il 14 e 15 novembre saranno trasmessi i primi due episodi.
La serie, diventata rapidamente cult, è stata capace negli anni di generare dibattiti e polemiche – che non sono mancate neppure durante la conferenza stampa di presentazione romana –, nuovi modi dire, parodie, vignette e canzoni, uscendo dallo schermo ed entrando nel linguaggio quotidiano della gente (“Stai senza pensieri, Pietro Savastano” ndr).
Qualche numero, per cominciare. Sono stati 150 i giorni di riprese, 160 le location, oltre 350 gli attori e 4500 le comparse impiegate, 140 le persone coinvolte sul set della serie originale Sky prodotta da Cattleya.
È possibile, pensando a questo, e al consenso di critica e pubblico riscosso negli anni, ipotizzare che la stagione tre non sarà un successo come le precedenti? Nessun giornalista sano di mente si lancerebbe in previsioni di questo tipo.
Ma io, lo sapete bene, non sono un vero giornalista né tanto meno un uomo prudente, quindi, per la gioia vostra e dal caporedattore Turillazzi, mi preparo ancora una volta a indossare i panni del Don Chisciotte televisivo, ed esprimermi senza peli sulla lingua, dopo aver visto in anteprima tre dei dodici episodi di “Gomorra”.
La serie si conferma il prodotto italiano per la tv, a oggi, meglio prodotto, interpretato e ideato. Questa terza stagione nasce con il chiaro intento di non sedersi sugli allori, ma di alzare ancora una volta l’asticella della qualità. Dopo le prime due stagioni, va detto, fare meglio era difficile.
Non farò spoiler, mi limiterò a dire che gli episodi partono con il pilota automatico, percorrendo con sicurezza e personalità una strada ormai ampiamente battuta, senza regalare particolari guizzi. Lo spettatore ormai conosce bene lo stile, il linguaggio, i silenzi di questi anti-eroi, per questo manca del tutto l’effetto sorpresa. Struttura, trama e ambientazione fanno ormai parte dell’immaginario collettivo, così come il dialetto napoletano.
Per quanto possa risultare paradossale, la violenza, la ferocia e l’assenza di ogni forma di compassione da parte dei protagonisti sembrano ormai metabolizzati e quasi normalizzati dal pubblico, autorizzando gli autori a lasciarsi andare ad abissi di brutalità senza precedenti, e senza porsi remore.
Marco D’Amore, Salvatore Esposito, Cristiana Dall’Anna e il restante, talentuoso e carismatico cast confermano di essere perfettamente calati nei ruoli, utilizzando una “recitazione alla Gomorra” ormai rodata, rischiando però di cadere vittime di una sorta di pigrizia artistica e interpretativa.
La vera novità della terza stagione è l’attenzione per la sfera più intima, oserei quasi dire sentimentale, di ogni personaggio, come se gli autori avessero voluto ribadire al pubblico che anche i cattivi di Gomorra possono provare dolore, piangere per un lutto o per la fine di un amore.
Francesca Comencini, in conferenza stampa, ha sottolineato come in questi episodi i cambiamenti dell’anima condizioneranno le scelte e le azioni dei protagonisti. Insomma, per la prima volta in “Gomorra” emozioni e fragilità giocano un ruolo importante.
Ciro fugge in Bulgaria per punirsi della morte della figlia, e accetta umiliazioni e vessazioni da parte dell’arrogante figlio di un boss locale. Genny ha sacrificato il padre per diventare un leader ed è pronto a fare altrettanto con il suocero. Patrizia è una donna che ha perso l’amato ma non ha i titoli per piangerlo.
Se il buongiorno si vede dal mattino, sono sicuro che la terza stagione di “Gomorra – La serie” non deluderà il pubblico data l’enorme dose di violenza e malvagità, ma voglio sperare che questo maggiore spazio dato all’elemento umano possa portare anche un barlume di luce in tanta tragica oscurità.