Quando da giovane appassionato di cinema guardavo in TV i servizi sul Festival di Cannes – tra red carpet sfavillanti, sale strapiene di giornalisti, attori e registi sorridenti in posa – immaginavo ingenuamente che vivere in prima persona un’esperienza di questo tipo mi avrebbe reso più felice che mai.
È proprio vero che l’adolescenza è un’età del cavolo…
Oggi sono un attempato inviato sempre nerd e innamorato della settima arte, ma se potessi incontrare il Vittorio di un tempo gli direi semplicemente: “Ragazzo mio, credimi, i red carpet, le première, le proiezioni notturne non sono una magia, sono piaghe sociali!”.
Qui non importa per chi scrivi o cosa scrivi: conti qualcosa solo se puoi permetterti di sfilare sul red carpet a una prima al Gran Lumière! E non importa se per entrare hai dovuto fare due ore di fila sotto il sole o la pioggia battente; se lo smoking lo hai preso in prestito e ti va un po’ stretto; se non hai i soldi per fare un pasto decente.
Non importa nemmeno se di quello che vedi sullo schermo capisci poco o niente, se scrivi una marea di cavolate. L’importante è riuscire a scattare e poi postare una foto o fare una diretta social dalla bolgia della sala – e dalla festa esclusiva che segue, of course.
Vuoi mettere la soddisfazione? Neppure la vittoria del Premio Pulitzer potrebbe competere.
Considerazioni personali a parte, torno al mio ruolo di inviato puntale e metodico e vi dico di evitare come la pesta l’atteso “Fahrenheit 451” di Ramin Bahrani con protagonisti Michael Shannon, Michael B Jordan e Sofia Boutella, prodotto da HBO. Inutile sotto ogni punto di vista. I capolavori letterari, e dopo cinematografici, andrebbero rispettati e lasciati in pace.
Aveva ragione Jep Gambardella: il vero potere é non perdere due preziose ore di sonno per vedere qualcosa che hai già dimenticato il minuto dopo essere uscito dalla sala.