Aspettando Expo 2015: Cibo e Arte in mostra a Brescia

Mai come oggi l’accostamento tra arte e cibo è di attualità. L’Expo che prenderà il via a Milano il 1 maggio avrà infatti come tema Nutrire il pianeta. Energia per la vita. Sulla scia dell’evento principe di questo 2015 stanno partendo diverse iniziative secondarie, focalizzate su questo intreccio di piani, una delle quali è la mostra Il Cibo nell’Arte. Capolavori dei grandi maestri dal Seicento a Andy Warhol, che aprirà i battenti il 24 gennaio al Palazzo Martinengo di Brescia e sarà visibile fino al 14 giugno, con artisti che spaziano da Campi, Brueghel e Guercino fino a Magritte, De Chirico, Fontana e Manzoni.

Le cento opere esposte sono divisi in 10 categorie – L’allegoria dei cinque sensi, Mercati dispense e cucine, La frutta, La verdura, Pesci e crostacei, Selvaggina da pelo e da penna, Carne salumi e formaggi, Dolci vino e liquori, Tavole imbandite, Il cibo nell’arte del XX secolo – così da consentire all’osservatore di mettere a confronto stili e sensibilità artistiche restando però focalizzato su un unico soggetto.

Scene di banchetti, di pranzi e cene, di momenti profani e religiosi, di vita quotidiana, di tavole imbandite: la storia dell’arte conta, sin dalle sue origini, innumerevoli esempi di rappresentazioni del cibo, e non poteva essere altrimenti.

Il cibo è nutrimento per il corpo, certo, ma è anche condivisione, piacere, tradizione, rito. Per questo lo si ritrova molto spesso nei dipinti, a volte relegato in posizione marginale, puramente decorativo, altre portato a rivestire il ruolo del protagonista – pensiamo, ad esempio, alle nature morte. In molti casi è la forte simbologia posseduta dagli alimenti a venire sfruttata – il pane che diventa corpo di Cristo, il vino, il pesce, l’uovo -, e la forza comunicativa del cibo, capace di far intendere a prima vista la natura del pasto, frugale o ricco, e quindi la classe sociale dei partecipanti, la loro provenienza, la spiritualità della scena. La presenza sulla tavola di un certo tipo di pietanze è stata il mezzo per raccontare all’osservatore in modo semplice e diretto cosa stesse guardando, quale tipo di situazione fosse rappresentata.

Sarà, dunque, interessante, e anche divertente, constatare percorrendo la mostra bresciana come è cambiata la descrizione artistica del cibo nel corso del tempo e col susseguirsi degli stili pittorici, ma anche, e soprattutto, quante e quali tradizioni si siano tramandate dal XVII secolo a oggi, quali ingredienti venissero usati allora, quali si siano persi, quali tecniche venissero adottate e come veniva celebrato il rito del pasto. A seconda della provenienza dell’artista o della scena ritratta sarà anche possibile rintracciare ricette appartenenti alle diverse zone del territorio italiano ed europeo.

È il curatore Davide Dotti a spiegare il significato dell’esposizione: “Mi auguro che questa mostra lasci un appetito non solo artistico. Scoprire la nostra tradizione gastronomica attraverso gli occhi degli artisti può sicuramente stimolare l’appetito intellettuale”.


 

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