Una serie di Giuseppe Gagliardi. Con Stefano Accorsi, Guido Caprino, Miriam Leone, Tea Falco, Domenico Diele, Laura Chiatti. Drammatico, storico. 2017
1 serie – 8 episodi (60′)
Se un alieno o un uomo proveniente dal futuro vi chiedesse di raccontare il 1993, cosa direste? La relativa vicinanza lo rende difficile da considerare storia – perché tendiamo a definire con questo termine solo eventi da cui ci separano centinaia se non migliaia di anni? – e i programmi scolastici difficilmente lo toccano.
1993, dunque. È l’anno in cui ha preso il via a Milano il processo Enimont, protrattosi fino al 2000, che vide coinvolti i maggiori esponenti politici della Prima Repubblica, accusati di aver versato e intascato una maxi-tangente.
Ma è anche l’anno in cui gli attentati mafiosi escono per la prima volta fuori dalla Sicilia, toccando Firenze, Roma e Milano, e in cui gli italiani sono chiamati a votare otto referendum abrogativi promossi dai radicali e dalla corrente democristiana vicina a Mario Segni.
In tv impazzava il fenomeno “Non è la Rai“, con balletti, giochi telefonici e canzoni eseguiti da un gruppo di ragazze adolescenti o poco più.
Ampliando il campo di osservazione, la Cecoslovacchia cessa di esistere e nascono Repubblica Ceca e Slovacchia; George H. W. Bush e Boris Eltsin firmano l’accordo START II per il disarmo nucleare; Bill Clinton si insedia alla Casa Bianca come 42° Presidente degli Stati Uniti d’America. Tutto questo solo nei primi giorni dell’anno.
Dopo il successo di “1992”, il regista Giuseppe Gagliardi torna a raccontare l’Italia che cambia attraverso le vicende di cinque persone comuni, in una serie tv in otto puntate prodotta da Sky.
Confermato il cast dello scorso anno, composto da Stefano Accorsi, Guido Caprino, Miriam Leone, Tea Falco, Domenica Diele. A loro si aggiunge Laura Chiatti nel ruolo di Arianna, nuova compagna del camaleontico Leonardo Notte.
Già dalle prime puntate di “1993” è chiaro come quello che era nato come un esperimento sia cresciuto, trovando la sua strada e un’impostazione definita e netta.
Ci sono più personaggi in primo piano, in questa seconda serie, più storie, restando invariato lo sforzo di ricostruzione e descrizione. Se “1992” mostrava un accenno di quello che Sky è capace di fare quando si tratta di serie televisive, “1993” dispiega a pieno tutte le sue potenzialità.
In conferenza stampa Domenico Diele ha definito la serie un ibrido, storia e dramma reale che incontrano giallo e thriller. Personalmente credo che questo essere multiforme si avverta sin dal primo episodio, con un’attenzione per l’intreccio delle diverse sotto-trame che convince e coinvolge.
I personaggi stessi sembrano più maturi, più veri – a partire dal Leo Notte interpretato magistralmente da Stefano Accorsi impegnato a convincere un reticente, almeno così sembra, Silvio Berlusconi (Paolo Pierobon) a buttarsi in politica – segno evidente che il lavoro di caratterizzazione e sviluppo ha dato i suoi frutti.
Realtà e finzione si intrecciano in modo così stretto che è impossibile distinguere dove inizi una e finisca l’altra. Come immaginare, dopo aver visto la serie, che una Veronica Castello non sia passata per gli studi tv in quegli anni, lottando contro il tempo che passa e ricorrendo al sesso e alla seduzione come merce di scambio pur di far carriera – e restare, adesso che sembra avercela fatta, sulla cresta dell’onda?
E un discorso analogo potremmo farlo per tutti gli altri personaggi.
Vedremo in queste otto puntate dove la storia, le scelte e il destino porterà ognuno di loro – e l’Italia, grande protagonista non solo sullo sfondo della serie “1993”. Aspettando poi di chiudere il cerchio con il terzo e ultimo capitolo, “1994“.