“Viola, Franca”: la storia della prima donna che disse no al matrimonio riparatore

Marta Savina dirige un cortometraggio intenso e coinvolgente, con una grande Claudia Gusmano, girato interamente in Sicilia

Un cortometraggio di Marta Savina. Con Claudia Gusmano, Carlo Calderone, Ninni Bruschetta, Maurizio Puglisi. Drammatico, storico, 15′. Italia 2017

 

Il femminicidio, che in altri tempi si chiamava solo violenza fisica e psicologia sulle donne, si fa largo oggi nelle nostre case nella forma di un drammatico bollettino di guerra, che quasi ogni giorno i media diramano.

Scorrono nomi, volti, storie, di donne diverse per età e condizione ma accomunate dal fatto di essere diventate vittime di uomini che, almeno in teoria, avrebbero dovuto amarle, proteggerle, quanto meno rispettarle.

In tanti invocano leggi più severe per chi si macchia di questo reato, pene certe per gli autori. Non tutti sanno però che in Italia fino al 1981 la legge prevedeva la possibilità di sanare la violenza commessa su una donna. Come? Con il “nobile” atto del matrimonio riparatore.

Come spesso accade, è un singolo individuo – nel nostro caso, una singola donna -, con le sue azioni sul momento considerate rivoluzionarie, ad avere cambiato le cose. Il suo nome è Franca Viola.

Torniamo indietro nel tempo fino al 1965, in Sicilia, precisamente ad Alcamo. All’epoca la donna veniva considerata utile soltanto per badare alla casa e generare figli, è bene ricordarlo.

Claudia Gusmano in una scena del cortometraggio “Viola, Franca”. (2017)

Franca (Gusmano) ha 17 anni, vive con il padre (Bruschetta) aiutandolo nel lavoro nei campi, e passa le sue giornate in modo semplice, con pochi grilli per la testa.

Franca ha un solo difetto, se così vogliamo definirlo: è una bella ragazza. La sua bellezza attira l’attenzione dell’arrogante e violento signorotto locale Filippo Melodia (Calderone), che la vuole non per amore ma per togliersi uno sfizio.

Quando lei rifiuta le avance, viene brutalmente e vigliaccamente stuprata, approfittando dell’assenza del padre.

Franca non è più pura, è stata svergognata. Come le suggerisce anche il parroco del paese non ha altra scelta se non accettare di sposare Filippo, chiudendo così “la questione”.

È in questo momento che Franca Viola compie l’atto che la farà assurgere a simbolo di libertà e coraggio: rifiuta il matrimonio riparatore, si sottrae alla tradizione e all’omertà, denunciando alla polizia il suo violentatore e facendolo processare e condannare a 11 anni di carcere.

Carlo Calderone è Filippo Melodia, signorotto locale, nel cortometraggio. (2017)

La storia di per sé, poco nota nonostante la sua importanza, forte, intensa, coinvolgente è un valido motivo per vedere il cortometraggio di Marta Savina. Ma non è il solo.

Claudia Gusmano nel ruolo della protagonista regala una performance potente, profonda, fondata sui silenzi e sugli sguardi più che sulle parole. L’attrice siciliana, forte dell’esperienza teatrale, usa con talento il linguaggio del corpo per raccontare la vitalità, il coraggio e la determinazione di Franca Viola.

Sono altrettanto degni di menzione e di un plauso i co-protagonisti, Ninni Bruschetta e Carlo Calderone.

Marta Savina si dimostra una regista attenta, scrupolosa, brava a raccontare questa storia con delicatezza e sensibilità, evidenziando la mentalità dominante nella Sicilia del secondo Novecento, senza però mai renderla eccessiva o caricaturale.

“Viola, Franca” è un cortometraggio che colpisce, scuote e rapisce lo spettatore, che alla fine desidera ardentemente saperne di più della protagonista e della sua storia. Che questo sia solo il preludio a un progetto più grande? Staremo a vedere.

 

Leggi anche l’intervista alla regista Marta Savina

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