“The front runner”: ascesa e caduta di un candidato politico americano

Hugh Jackman è il senatore Gary Hart, distrutto da uno scandalo sessuale, nel biopic di Jason Reitman

Un film di Jason Reitman. Con Hugh Jackman, Vera Farmiga, Molly Ephraim, Kaitlyn Dever, J.K. Simmons, Sara Paxton. Biografico, 113′. USA 2018

Gary Hart, senatore democratico del Colorado, è in piena corsa presidenziale. Favorito dai sondaggi e da un entourage efficientissimo, conduce una vita al riparo dai media che non vedono l’ora di affondare la penna nella sua vita privata. Ma Hart, abile oratore, rimanda al mittente e rilancia esponendo il suo programma politico. Marito e padre, niente sembra contare per lui più del suo lavoro e della sua famiglia. Poi il “Miami Herald” pubblica un articolo e la sua ascesa si interrompe bruscamente. Accusato di avere una relazione extraconiugale con Donna Rice, dovrà rispondere alla consorte e agli elettori dell’attacco e delle foto che lo inchiodano.

 

È un’innegabile verità che, oggi, per scegliere un candidato politico da votare e di cui fidarsi ci si affida sempre di più a “Novella 2000” e ai giornali scandalistici, perché è a seconda del suo profilo personale che molti decidono.

In un’epoca come questa, “The front runner – Il vizio del potere” di Jason Reitman pone il problema di come guardiamo alla politica e perché il nostro modo di farlo sia così drammaticamente cambiato rispetto al passato.

Esplorando tutti quei meccanismi che contribuiscono a montare e a smontare l’immagine di un capolista nell’immaginario collettivo, il film guarda alle elezioni americane del 1988 per capire come la fortuna di Gary Hart sia cambiata in sole tre settimane. Facendolo si interroga poi su quanto sia diventata fragile la politica, mostrandoci quanto malleabili siano le informazioni e quanto grande sia la responsabilità dei media.

A livello registico il film non è straordinario, e si ha la sensazione che qualcuno avrebbe dovuto assicurarsi che il cameraman fosse abbastanza stabile da reggere una telecamera in mano. La fotografia è ancora una volta anni settanta, un format nostalgico molto in voga e che per certi versi ha stufato.

Però, la narrativa di “The front runner – Il vizio del potere” è coinvolgente, interessante e misuratamente provocante tanto da mettere in secondo piano tutto il resto. Sicuramente, un grande merito va alla recitazione dei suoi protagonisti.

Hugh Jackman si riconferma attore credibile riuscendo a fare del suo Gary Hart una tela bianca in cui l’uomo e il politico si annullano, mettendosi nelle mani di chi ha il compito di scrivere e riscrivere la sua immagine, dal folgorante successo all’inevitabile ritiro.

Molto efficaci anche J. K. Simmons e Alfred Molina che riescono a creare una dialettica perfetta tra il lavoro dell’ufficio stampa di un candidato alle elezioni, mirato a vincere, e quello dei giornali, che creano personaggi al fine di vendere più copie.

Quello che possiamo dire è che, se dopo aver visto “The front runner – Il vizio del potere” non uscite con qualche domanda sul mondo di oggi e su voi stessi, in quanto elettori, probabilmente è perché avete passato 90′ nella sala sbagliata.

 

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