Un film di Saaed Al Batal, Ghiath Ayoub. Documentario, 116’. Siria, Libano, Qatar, Francia, Germania 2018
Saeed è un giovane cinefilo che cerca di insegnare ai giovani di Ghouta, in Siria, le regole del cinema, ma la realtà che si trovano ad affrontare è troppo dura per seguire alcuna regola. Il suo amico Milad vive dall’altra parte della barricata, a Damasco, sotto il controllo del regime, dove sta terminando gli studi d’arte. Un giorno, Milad decide di lasciare la capitale e raggiungere Said nella Douma assediata. Qui i due mettono in piedi una stazione radio e uno studio di registrazione. Tengono in mano la videocamera per filmare tutto ciò che li circonda, fino a quando un giorno sarà la videocamera a filmare loro…
È un compito delicato e rischioso quanto fondamentale, per un reporter inviato in zone di guerra, descrivere ciò che accede in modo sincero, puntuale e accurato, per far sì che l’opinione pubblica possa formarsi un’idea veritiera.
Purtroppo molto spesso interviene la censura del regime di turno a impedire che vengano diffuse immagini e verità scomode sulle conseguenze reali del conflitto sulla popolazione civile. Quanto sappiamo delle guerre in corso nel mondo in questo momento? Quanto è totale l’informazione che riceviamo e quanto invece ci tiene nascosto?
L’esempio più drammatico di questa disinformazione controllata è la guerra civile in Siria, al centro ormai da anni del dibattito politico e umanitario. Che cosa è successo e succede nelle città di Aleppo e Douma? Il regime di Assad si è davvero reso responsabile di una repressione brutale?
Quando i media tradizionali vengono meno al compito di informare, ecco arrivare il prezioso quanto coraggioso contributo di giovani registi che utilizzano la settima Arte come strumento di verità e soprattutto di vero shock verso le coscienze sopite della comunità internazionale.
“Still recording” di Saaed Al Batal e Ghiath Ayoub, presentato in concorso alla Settimana internazionale della critica 2018, è uno pugno nello stomaco, un dolore per gli occhi e uno strazio per chiunque conservi nell’anima un pizzico di umanità e sensibilità.
Non si tratta di un semplice documentario sulla guerra in Siria, e in particolare sulla sanguinosa battaglia che nel 2012 ha visto contrapposti, nella città di Douma, ribelli e lealisti del regime, quanto piuttosto di uno straordinario e sconvolgente racconto live su cosa significhi essere travolti da una guerra civile .
“Still recording” è la risposta e la nemesi delle odierne fake news, che sembrano aver preso il sopravvento sul giornalismo d’inchiesta.
Lo spettatore è trascinato, fin dalla prima sconvolgente scena, su un vero campo di battaglia, dove si sente l’autentico e sinistro rumore dei proiettili, si percepisce la paura e l’angoscia dei ribelli, si assiste alla morte in diretta.
I due giovani cineasti, pur consapevoli dei gravi rischi, hanno deciso di registrare la vita degli ultimi quattro anni nella martoriata e devasta Douma, dando voce e visibilità non soltanto ai ribelli ma anche ai civili rimasti intrappolati dentro un orrore ogni giorno sempre più impensabile e disumano.
“Still recording” è un documento di grande impatto politico, sociale e giornalistico, che rende superfluo e fuori luogo qualsiasi giudizio artistico o creativo. Ebbene sì, cari lettori, per una volta me ne starò zitto.
La guerra entra dentro le nostre case, oltrepassando qualsiasi schermo o mediazione e obbligando il pubblico a un’immersione angosciante e totale in questo che sembra un angolo dell’inferno in terra, dove nessuno è davvero innocente.
Se c’è uno sforzo che viene richiesto a chi guarda è quello di non chiudere gli occhi o voltare la testa di fronte alle fosse comuni, alla devastazione, ai tentativi di linciaggi del nemico arrestato, prendendo invece coscienza dei fatti, senza alcuna forma di censura o filtro.
La Siria sta bruciando, avvolta dal colpevole e assordante silenzio della comunità internazionale, preoccupata solamente delle ripercussioni in termini di migrazioni. “Still recording” è un documento straziante e terribile quanto urgente, affinché qualcosa o qualcuno possa finalmente muoversi.
Nella snervante e fatale attesa, Saaed Al Batal e Ghiath Ayoub continuano coraggiosamente a registrare.