“Searching”: un film sperimentale che analizza l’impatto della tecnologia

L'esordiente Aneesh Chaganty dirige un film che si svolge interamente sullo schermo di un pc

Un film di Aneesh Chaganty. Con John Cho, Debra Messing, Joseph Lee, Michelle La, Sara Sohn, Roy Abramsohn. Thriller, 101′. USA 2018

David Kim è un vedovo americano di origini coreane la cui figlia adolescente Margot scompare improvvisamente senza lasciare traccia. O meglio: di tracce ne ha lasciate parecchie, ma sono tutte rinchiuse dentro al portatile che la ragazza ha inopinatamente lasciato a casa (particolare di per sé allarmante). Che cosa può fare un padre amorevole ma del tutto ignorante di ciò che riguarda la vita quotidiana e le amicizie della figlia per ritrovarla? Entrare nel suo computer, e ficcare il naso fra i suoi contatti e la sua cronologia web.

 

La particolarità di “Searching”, opera prima del regista americano di origine indiana Aneesh Chaganty, è quello di svolgersi interamente sugli schermi di due portatili, quello di David (Cho) prima, quello di Margot (La) poi, tra chiamate FaceTime, social network e inquietanti scoperte.

L’esperimento del regista, adesso a lavoro con Sarah Paulson per il thriller “Run”, è curioso ma riuscito. In passato altri avevano realizzato opere di questo tipo – pensiamo ad esempio all’horror “Unfriended” del 2014 – ma qui al tentativo di creare un nuovo linguaggio cinematografico che non solo si basi sulle nuove tecnologie ma dia conto del modo in cui ci hanno cambiato la vita si unisce una bella sceneggiatura.

“Searching” è – letteralmente, dall’inglese – una ricerca, la cui intensità e tensione aumentano progressivamente, trasportando lo spettatore in un’inquietante corsa contro il tempo e contro l’oscuro mondo del web. Quest’ultimo è protagonista, antagonista e infine aiutante, un triplice ruolo che risponde a una logica da deus ex machina, e finisce per farci prevedere il finale un po’ prima che esso effettivamente arrivi.

Nonostante questo, il climax è ben costruito, dunque non pesa trarre una conclusione di troppo e avere ragione, anzi affascina. Come affascina la modalità usata per raccontare, e per mostrare il volto preoccupato di John Cho in saltuarie chiamate FaceTime, la frenesia nel contattare gli amici di Margot e la disperazione nello scoprire verità scioccanti.

Critica a un mondo che sta abdicando alla realtà per trasferirsi online, il nostro, ed esempio perfetto delle opportunità che il web offre, se usato in modo intelligente, “Searching” è un buon film, che coinvolge, inquieta ed emoziona persino. La lotta contro l’oscurità, metaforica e non, di un padre, che vuole solo riavere la sua bambina a casa.

 

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