“Radioactive”: un biopic che prova a omaggiare la scienziata Marie Curie

Rosamund Pike interpreta il personaggio con passione, in un film che però convince solo a tratti

Un film di Marjane Satrapi. Con Anya Taylor-Joy, Rosamund Pike, Aneurin Barnard, Sam Riley, Simon Russell Beale. Biopic. Gran Bretagna, 2019

Parigi, 1934. Consumata dalla ricerca e dalle radiazioni dell’uranio, Marie Curie cede le armi e ripercorre sul letto di morte la sua vita “applicata” alla scienza. Punta avanzata di un femminismo a venire, e ancora disorganizzato, Maria Salomea Sklodowska è una studentessa polacca dalle intuizioni folgoranti in un mondo di uomini che per troppo tempo rifiutano di aprirle le porte e di riconoscere il suo genio. Nel 1893 cerca a Parigi un laboratorio dove condurre le sue ricerche e trova Pierre Curie, futuro marito e sostegno indefettibile della sua carriera. Insieme scoprono il radio e il polonio, rivoluzionando la scienza e la storia umana. A dispetto dell’ostilità dei suoi confratelli, imporrà il suo lavoro e riceverà due premi Nobel. Ma ogni progresso scientifico ha un prezzo, per la sua vita e per quella del mondo.

 

Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna: questa frase, fatta risalire alla scrittrice Virginia Wolf, viene ancora oggi usata nelle più diverse situazioni. Eppure ci sono vite, come quella di Marie Curie – al secolo Maria Salomea Sklodowska -, che dimostrano il contrario: una grande donna può farcela anche da sola!

Il sottoscritto, prima di vedere questa pellicola, sapeva ben poco della geniale scienziata polacca naturalizzata francese. Bastano due date, per farsi un’idea: nel 1903 vinse il Nobel per la fisica per la scoperta degli elementi del radio e del polonio; nel 1910 quello per la chimica, per aver isolato il radio sotto forma di metallo, rendendolo facilmente lavorabile.

“Radiocative” va oltre il tradizionale biopic, avendo l’ambizione narrativa di raccontare qualcosa di profondo, unico e sconvolgente: la grande storia d’amore e di scienza tra due grandi menti.

Pierre si innamorò prima del genio e del rigore scientifico di Marie, e soltanto in un secondo momento della donna dalla forte personalità e bellezza. I due unirono le vite e gli sforzi scientifici, impegnandosi in quattro anni massacranti. Pierre non smise mai di riconoscere pubblicamente il valore e il contributo della moglie e collega, e solamente il rigido cerimoniale del Nobel gli impedì di condividere con lei il ritiro del premio.

Rosamund Pike, non nuova a ruoli scomodi quanto impegnativi, si dimostra nel complesso adeguata e credibile. La sua recitazione è pulita, contenuta, calibrata; si percepisce lo sforzo di rispettare e omaggiare questa grande donna. In coppia con Sam Riley è convincente, intensa.

Marie Curie era una scienziata convinta delle proprie idee e fiduciosa che le sue scoperte avrebbero portato benessere ai posteri. Una speranza che si sarebbe rivelata, purtroppo, uno dei suoi maggiori errori di valutazione, come ci mostra la creativa regista iraniana Marjane Satrapi, alternando avvenimenti della sua vita con altri successivi, segnati dall’uso scellerato della radioattività (la bomba atomica sul Giappone, gli esperimenti nel deserto del Nevada, Chernobyl).

Questa scelta stilistica, per quanto apprezzabile, risulta coerente solo in parte con questo genere di film. Il desiderio di modernizzare il biopic è sicuramente interessante, ma lo spettatore ha la sensazione che le evidenze scientifiche, i fatti, siano secondari.

Forse sarebbe stato meglio, vista l’importanza dei temi, cercare un maggiore equilibrio tra rigore storico e creatività, anche per non sviare il messaggio civile e culturale del film.

Marie Curie vinse due Nobel, ma soprattutto non ebbe mai paura di sfidare la mentalità maschilista dominante in ambito accademico, scientifico e civile all’epoca. Un grande modello, ancora oggi.

 

Il biglietto da acquistare per “Radioactive” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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