Un film di Mikhael Hers. Con Stacy Martin, Claire Tran, Vincent Lacoste, Nabiha Akkari, Marianne Basler. Drammatico, 107′. Francia 2018
David vive a Parigi di lavoretti saltuari per sbarcare il lunario e rimandare le responsabilità. Orfano di padre e abbandonato dalla madre diversi anni prima, la sua famiglia sono la sorella e la nipotina. Sandrine, insegnante di inglese, alleva Amanda da sola, veglia sul fratello e aspetta solo di innamorarsi di nuovo. Tra un bicchiere di vino e una conversazione in bicicletta il loro ménage procede sereno.
Un film delicato, divertente e sconvolgente al tempo stesso, “Quel giorno d’estate” di Mikhaël Hers, presentato alla Mostra del cinema di Venezia, punta su di una forte emotività e sulla forza di una bimba di sette anni e della sua famiglia. Di ciò che resta, almeno.
Che conseguenze ha la morte di una giovane donna sulla sua famiglia? Tutto il film ruota intorno a questo, drammatico interrogativo. Dovranno fare i conti con una pesante assenza la piccola Amanda e lo zio David. Senza più la mamma lei, senza più parole lui.
La regia di Hers – che ci ha abituati nei suoi lavori ad affrontare tematiche come la memoria, il tempo, il luogo, il momento – è misurata, semplice eppure efficace e si avvale di una sceneggiatura ben scritta.
Se in questo film si può trovare un difetto è quello di apparire un po’ superficiale nell’affrontare tematiche come il razzismo. In un momento storico in cui parole come attentati, immigrazione e razzismo sono all’ordine del giorno si sarebbe forse dovuta spendere una parola in più a riguardo, invece di nicchiare con nonchalance.