“Professor Marston & the Wonder Woman”: un biopic sul creatore della fantomatica eroina

Luke Evans, Bella Heathcote e Rebecca Hall in una storia che guarda da una prospettiva originale al mondo dei supereroi DC

Un film di Angela Robinson. Con Luke Evans, Bella Heathcote, Rebecca Hall, Connie Britton, JJ Feild, Maggie Castle. Biografico, 108′. USA, 2017

Il Professor Marston (Evans) insegna ad Harvard ed è l’inventore della macchina della verità e uno dei padri della teoria comportamentale DISC, per cui tutti i quattro quadranti dell’agire umano sono: Dominante, Influente, Stabile e Coscienzioso. Sua moglie Elizabeth (Hall) è ancora più brillante di lui, ma il maschilismo universitario degli anni 30 ha tarpato le ali alla sua carriera. Marston ha invece un ottimo seguito di studenti e tra questi spicca la bella Olive Byrne (Heathcote), che è molto disinibita grazia alla sua storia familiare femminista e inizia una relazione con i coniugi. Questa però è malvista nel college e finisce per farli allontanare dall’istituto, d’altra parte ispira a Marston la creazione della supereroina Wonder Woman.

 

Recita la locandina del film: (Have you) ever wondered? Vi siete mai chiesti se è ancora possibile, nel 2017, girare un film di supereroi con qualcosa di nuovo da dire? Di sicuro se lo è chiesta Angela Robinson – nota al grande pubblico per i suoi film sul mondo omosessuale, come “The L Word” – e così è nato il suo “Professor Marston & the Wonder Woman”.

Negli ultimi anni abbiamo visto susseguirsi, uno dopo l’altro, a una velocità vertiginosa, film di supereroi che, nonostante fossero inizialmente divertenti e godibili, ben presto hanno dimostrato la povertà di idee che spinge Hollywood a frugare negli sgabuzzini Marvel e DC per tirare fuori eroi di tutti i tipi e di tutte le forme.

Non fatevi ingannare, nonostante il titolo possa risultare fuorviante, il film della Robinson si discosta dalla massa, per risultare molto originale.

Cosa rappresenta Wonder Woman? È una paladina del femminismo o un mero sogno erotico maschile? Celebra il potere o la sensualità delle donne? Queste domande sono alle base di un biopic con del potenziale, che svela i fondamenti teorici e l’uomo dietro all’eroina col mantello: il professor William Moulton Marston.

Adottando una narrativa già vista in film di questo genere, quella in flashback, la Robinson organizza il suo racconto su chi sia Wonder Woman cercando di capire, soprattutto, chi fosse il professor Marston. Il film si snoda intorno all’interrogatorio a cui l’uomo venne sottoposto dopo la pubblicazione del fumetto, per capire se questo potesse essere lasciato in commercio nell’America puritana e proibizionista del primo Novecento.

Rivolgendo direttamente all’autore tutte quelle domande che, ancora oggi, ci intrigano sul personaggio, il film si addentra tra teorie psicologiche, fondamenti metodologici e visioni della sessualità. 

La Robinson tenta di (in)fondere il personaggio superumano con la storia “umana, troppo umana” del professor Marston, riaccendendo la nostra curiosità verso il mondo dei supereroi. Dico tenta perché, nel tentativo di destreggiarsi tra diversi piani narrativi – come in una vera seduta psicologa freudiana – la regia risulta poco dinamica e coraggiosa, la recitazione e la sceneggiatura piuttosto banali.

Se da un lato l’attenzione della Robinson per le tematiche sessuali ci propone finalmente una storia anticonvenzionale sul grande schermo – e interpretata da un cast stellare -, dall’altro il volersi focalizzare troppo su questo aspetto, arrivando persino a stravolgere o modificare la realtà dei fatti, finisce per appiattire il tutto.

Il film dimostra che ci sono altre prospettive – oltre al sarcasmo stantio di Tony Stark – che si possono adottare per trattare il materiale Marvel o, come in questo caso, DC. Nonostante la novità dell’approccio, però, alla fine si ha la sensazione che il grande potenziale di questa idea non sia stato sfruttato fino in fondo e che si sarebbe potuto fare di più.

 

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