Un film di Roberto De Paolis. Con Kevin Glory, Lino Musella, Maurizio Lombardi, Salvatore Striano. Drammatico, 108′. Italia 2022
Princess è una giovane clandestina nigeriana che vende il proprio corpo ai margini di una grande città. Come un’amazzone a caccia, si muove in una pineta che si estende fino al mare, un bosco incantato in cui rifugiarsi, nascondersi dalla vita, guadagnarsi il pane quotidiano. Per sopravvivere deve fiutare l’odore dei soldi, schivare pericoli e sentimenti, un cliente dopo l’altro, senza soluzione di continuità. Finché un giorno litiga con le amiche con cui condivide la strada e incontra un uomo che sembra volerla aiutare. Ma è soltanto da sola che Princess potrà salvarsi.
La prostituzione viene definito “il mestiere più vecchio del mondo” e, artisticamente parlando, negli anni se n’è detto e scritto molto. Eppure è ancora possibile rimanere affascinati dalla tematica, se questa viene raccontata in modo particolare come fa Roberto De Paolis nel suo “Princess”.
L’opera seconda del regista romano, che ha aperto la sezione Orizzonti, è coraggiosa e creativa nel raccontare la vita di una ragazza che si vende per strada, in un contesto difficile e pericoloso.
I media si occupano del fenomeno ciclicamente, per mettere in evidenza lo stato di abbandono delle nostre strade e periferie, e poi tornano a parlare d’altro. Ma il problema rimane. E di queste donne e ragazze che vivono ai margini sappiamo pochissimo. Chi sono? Da dove vengono? Cosa sognano?
“Princess” è a tutti gli effetti un’opera di finzione, al netto della valenza quasi documentaristica che emerge in corso d’opera.
De Paolis sorprende positivamente lo spettatore a partire dai primi frame, quando ascoltiamo una musica religiosa e la preghiera di una donna. Appena l’obiettivo stringe sul particolare scopriamo che la voce appartiene a una giovane prostituta nigeriana che sta invocando l’aiuto del Signore prima di iniziare la sua “giornata di lavoro”.
Princess ha le idee chiare su come muoversi e relazionarsi con i clienti – il vecchio, il tassinaro molesto, i provocatori, il timido, il possibile buon samaritano – e le colleghe/amiche nel bosco dove lavora. Perché ogni giorno è una sfida da vincere.
Il regista porta lo spettatore nella vita di queste donne, che si sforzano di essere sorridenti nonostante la realtà sia dura e piena di difficoltà. Ma proprio l’incontro con un fantomatico bravo ragazzo, paradossalmente, aprirà una crepa nel mondo sicuro della protagonista.
Corrado (un bravo e credibile Lino Musella) è una persona dolce, schiva, più a suo agio con gli animali che con le persone. Durante una battuta di funghi, incontra Princess, e inizia con lei un rapporto, quasi una storia d’amore. La ragazza, abituata a valutare in termini economici ogni gesto fatto e ricevuto, è prima diffidente poi incuriosita.
Ma la normalità, l’affetto non fanno parte di questa storia. Anzi, diventano la molla per tornare alla vecchia vita, anche se è difficile farlo, dopo dover assaggiato un attimo di felicità. Perché Princess può salvarsi soltanto da sola.
Glory Kevin è una vera forza della natura nel ruolo di Princess, mescolando nel suo personaggio, con bravura e naturalezza, carisma e forza, allegria e dramma, spensieratezza e spirito indomito. Difficilmente si potrebbe sopravvivere per tre anni in strada, senza possedere tutte queste doti unite a una fede incrollabile.
Un film che è al contempo racconto realistico, storia di finzione e grido d’allarme per un fenomeno che passa di moda sui giornali, forse, ma non sembra intenzionato a estinguersi in breve tempo. Per questo non va dimenticato.