Un film di Hiromasa Yonebayashi. Con Sara Labidi, Antonella Giannini, Mario Cordova, Luigi Ferraro, Roberta Paladini. Animazione, 102′. Giappone 2017
Mary ha undici anni, capelli rossi e tanta voglia di avventura. Ospite estiva nella casa di campagna della vecchia zia, si annoia e combina guai suo malgrado. In un giorno più pigro degli altri, un gatto misterioso la conduce nel cuore della foresta dove trova e coglie un fiore magico che le dona il potere di volare a cavallo di una scopa. Al di là delle nuvole scopre piena di stupore il palazzo di Endor, una scuola di magia dove viene accolta come un’eroina. Apprezzata per il colore fiammante della chioma e per capacità che ignorava di avere, scopre a sue spese che tra le mura del prestigioso edificio si nasconde un terribile segreto.
Opera di debutto del neonato Studio Ponoc, il gruppo di animazione fondato dai veterani dello Studio Ghibli dopo la chiusura del reparto di produzione, e di Hiromasa Yonebayashi, discepolo ambizioso e dotato di Hayao Miyazaki, “Mary e il fiore della strega” prova a distaccarsi dal Giappone e dal suo folklore per addentrarsi in tematiche come la magia e gli usi propri e impropri che di questa si possono fare.
L’incipit è una vera delizia. Una misteriosa donna dai capelli rossi fugge da un castello magico. Uno sciame di creature simili a pesci la inseguono. Dopo aver rubato una manciata di fiori magici, la donna cavalca un manico di scopa, ma finisce per far cadere i fiori in una radura boschiva. I fiori, colpendo il terreno, esplodono in un lampo di colore scintillante.
Dopo il prologo ricco di azione, il film si trasferisce in un altro mondo. Nella bucolica Inghilterra, una bambina dai capelli rossi, Mary, trascorre gli ultimi giorni di vacanza a casa della prozia Charlotte. L’incontro con un gatto misterioso la porterà a vivere una straordinaria avventura.
Tratto da “The Little Broomstick”, libro per bambini del 1971 della scrittrice britannica Mary Stewart, “Mary e il fiore della strega” è un film semplice, che punta su una fusione – riuscita – tra quotidiano e straordinario, tra la fantasia del mondo giovanile e il cinismo di quello degli adulti.
Il regista Hiromasa Yonebayashi evita la sofisticazione narrativa a favore di una narrazione lineare e di personaggi in larga parte disegnati. Le immagini sono una bella fusione di animazione disegnata a mano e al computer, che evocano un fantastico mondo di bacchette che duellano, guardiani che cambiano forma e un fuggi fuggi di creature selvagge.
“Mary e il fiore della strega” è una favola che non potrà non piacere al pubblico più giovane, per il suo essere colorato e leggero, ma come in tutti i film dello Studio Ghibli non manca una morale universale: la vera magia è dentro ognuno di noi, bisogna solo avere il coraggio di usarla.