“Lontano da qui”: una disturbante maestra nella New York moderna

Maggie Gyllenhaal protagonista dell'atteso film di Sara Colangelo, che convince però solo in parte

Un film di Sara Colangelo. Con Rosa Salazar, Maggie Gyllenhaal, Gael García Bernal,  Michael Chernus, Anna Baryshnikov. Titolo originale: The Kindergarten Teacher. Drammatico, 96′. USA 2018

Lisa Spinelli è una maestra d’asilo con la passione per la poesia, tanto che i suoi figli ormai quasi adulti la trovano trasformata dalle lezioni che sta seguendo e il marito sente di essere un po’ trascurato. Lisa non è di per sé molto dotata, ma sa riconoscere il talento altrui e rimane folgorata da quello di un bambino dell’asilo, Jimmy, che ogni tanto cammina avanti e indietro come in trance recitando poesie impressionanti. Lisa decide di proteggerlo da una società indifferente al suo talento e fa il possibile per educarlo, spingendosi però molto oltre i limiti della sua professione a intraprendendo quasi una crociata personale.

 

Nell’attesissimo film di Sara Colangelo “Lontano da qui” (The Kindergarten Teacher), la storia della maestra d’asilo del regista israeliano Nadav Lapid viene spostata a Manhattan, senza non poche perplessità.

I fatti si svolgono in quello che potrebbe essere un qualsiasi asilo di New York dove la maestra, Lisa Spinelli (Gyllenhaal), scopre per caso il talento poetico di uno dei suoi studenti, Jimmy (Sevak), e per “proteggerlo” si spinge oltre i limiti del consentito.

Come dichiarato dalla stessa Colangelo, il film nasce dal desiderio di portare sul grande schermo un’antieroina ben strutturata, partendo dall’osservazione che, nella versione del 2014, la figura della maestra viene quasi tagliata fuori dalle inquadrature principali, poiché tutto si svolge al livello del bambino, che è il vero focus.

Da questa curiosità verso un personaggio tagliato nascono Lisa Spinelli e quel suo modo, che lei definisce artistico ma che noi definiremmo morboso, di vedere il suo ruolo di maestra nell’incontro con la poesia di Jimmy.

Nell’esplorare le complessità di questa disturbante maestra d’asilo non si capisce però bene se sia più il merito della regista o della protagonista a dare senso e spessore a scene ricche di belle idee ma mal collegate insieme. Manca infatti, nel film, quel senso di unità, un focus preciso e ben sviluppato che aiuterebbe a far quadrare i conti di tutto quello che viene raccontato e descritto.

La Colangelo vuole raccontarci la crisi psicologica di una donna di mezza età? Oppure la crisi artistica del mondo occidentale? Possiamo solo dire che, se l’intento finale era quello di lasciare il dubbio nella mente dello spettatore, il tentativo è riuscito, ma risulta comunque un po’ disturbante e a tratti semplicistico.

Nonostante questo limite, non si può negare che “Lontano da qui” sia un film interessante, che si merita di rientrare nella categoria “dibattiti” del festival. La fotografia è molto ben curata per seguire a fondo quel blue-feeling (sentirsi blue, in inglese, vuol dire provare una profonda tristezza esistenziale ndr) che affligge Lisa.

La sceneggiatura riesce a creare uno strano senso di spiazzamento di fronte al ribaltamento dei ruoli dell’adulto e del bambino all’interno del rapporto distorto che Lisa instaura con Jimmy. La musica, allo stesso modo, aiuta lo spettatore a venire trascinato a fondo con Lisa, mettendolo in sintonia con una tale morbosità artistica che spinge a chiedersi se sia davvero fare – e perdonare – tutto in nome dell’arte.

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