“Leatherface”: le origini del mostro dalla faccia di cuoio

Cattivi si nasce oppure si diventa? Alexandre Bustillo e Julien Maury portano all'alba della saga horror

Un film di Alexandre Bustillo, Julien Maury. Con Stephen Dorff, Lili Taylor, Nicole Andrews, Sam Strike, James Bloor, Jessica Madsen. Horror, 90′. USA, 2017

Data di uscita italiana: 14 settembre 2017

 

Cattivi si nasce o si diventa? Siamo portati per natura a compiere atti di estrema violenza e mostruosità, oppure l’ambiente dove si cresce influenza le nostre scelte e i nostri atteggiamenti futuri?

Non vogliamo annoiarvi con un’analisi sociologico-comportamentale della figura del “mostro”, ma sono state proprio queste domande a spingere i registi francesi Bustillo e Maury ad affrontare le origini di una delle figure più spaventose del cinema horror: Leatherface – italianizzato in Faccia di cuoio – portato alla ribalta dal film “Non aprite quella porta” di Tobe Hooper.

Lo spettatore si fa un’idea del back ground del personaggio guardando il prologo del film.

Per festeggiare il compleanno del piccolo Jed Sawyer (Strike) mamma Verna (Taylor) organizza una cena in famiglia con una torta e come regalo una sega a motore, con cui il bambino è invitato a uccidere la sua prima vittima, un vicino accusato di furto di maiali.

Texas, 1955. Jed attira in trappola la giovane Betty Hartman in un fienile dove il resto della famiglia la ammazza. Il fidanzato di Betty, però, avvisa gli agenti che subito accorrono. Accorre anche il ranger Hal Hartman (Dorff), padre di Betty, che conosce i misfatti della famiglia Sawyer e, in cerca di vendetta, spedisce Jed e gli altri minorenni in istituti di correzione. 

È chiara fin da subito l’intenzione dei registi di mostrare come orrore e violenza facessero parte sin da bambino della vita di Faccia di cuoio, che in pratica non ha mai potuto sottrarsi al proprio destino di maniaco omicida.

Dieci anni dopo, la volenterosa e ben intenzionata infermiera Elizabeth, detta Lizzy, (Grasse), prende servizio nell’istituto Gorman dedicato alla cura di ragazzi che hanno avuto problemi. Verna, a cui è stato sempre impedito di vedere il figlio, si introduce con la forza e genera un parapiglia del quale i reclusi approfittano per ribellarsi in modo sanguinoso.

Lizzy è presa come ostaggio dallo psicopatico Ike (Bloor), dalla pazza Clarice (Madsen), dal corpulento e demente Bud, oltre che da Jackson, l’unico a mostrare segni di umanità e normalità. Il quintetto si dà alla fuga, braccato dalla polizia e dai propri demoni in quella che diventa presto un’orgia di sangue.

“Leatherface”, più che un horror, è un film splatter duro e puro per chi ama il genere, che riesce a mantenere una propria identità narrativa, linearità e profondità nella costruzione caratteriale e psicologica dei personaggi nella prima parte, per poi perdere incisività e forza nella seconda, eccedendo in scene di violenza senza un vero senso.

Non volendo svelare le tappe che portano Jackson ad abbracciare il suo “lato oscuro”, ci limitiamo a sottolineare l’importanza della figura materna per un individuo – sì, anche per un mostro, o futuro tale.

La folle coppia di assassini formata da James Bloor e Jessica Madsen a nostro avviso merita una menzione speciale – in un cast nel complesso dignitoso – per aver interpretato in modo magistrale un amore criminale e feroce, non risparmiandosi nelle scene più cruente e hot, e dando prova di professionalità, presenza scenica e potenziale artistico su cui lavorare per il futuro.

Leatherface” piacerà ai fan della saga? Difficile dirlo con certezza. Quello che ci sentiamo di consigliarvi è di entrare in sala a stomaco vuoto. Spettatore avvisato…

 

Il biglietto da acquistare per “Leatherface” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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