“La ragazza con il braccialetto”: un courtroom riuscito e controverso

L'esordiente Melissa Guers protagonista convincente della pellicola di Stéphane Demoustier

Un film di Stéphane Demoustier. Con Melissa Guers, Roschdy Zem, Anaïs Demoustier, Annie Mercier, Pascal Garbarini. Drammatico. Francia 2019

Lise ha 18 anni e un braccialetto elettronico alla caviglia. Accusata due anni prima del presunto omicidio della sua migliore amica, attende il processo a casa dei genitori. Bruno e Céline la sostengono, interrogandosi ciascuno a suo modo sulla maniera migliore di fare fronte al dramma familiare. Bruno è un padre proattivo, Céline una madre bloccata davanti al destino della figlia. Un destino che si gioca in tribunale tra accuse e difese, confessioni e testimonianze che rivelano la sua vita intima e rendono difficile discernere la verità. In piedi davanti a un crimine che giura di non aver commesso, Lise aspetta (forse) impassibile il giudizio della corte.

 

Accolto in modo positivo al Festival di Locarno nel 2019 e vincitore quest’anno del Premio Cesar per la Migliore sceneggiatura non originale, “La ragazza con il braccialetto” racconta la storia di Lise, una 18enne enigmatica accusata dell’omicidio della sua migliore amica.

Ambientato per la maggior parte nell’aula di un tribunale, il film (cosiddetto courtroom) di Stéphane Demoustier porta il pubblico a porsi domande – una su tutte: possiamo mai dire di conoscere davvero le persone, anche quelle che ci sono più vicine? – che vanno al di là della curiosità sulla colpevolezza o meno della protagonista.

Di lei, l’enigmatica Lise (splendidamente interpretata dall’esordiente Melissa Guers), non è che riusciamo mai a sapere molto. Dalle parole pronunciate durante il processo da accusa e difesa possiamo provare a farci un’idea su quello che è successo, ma lei in prima persona ci fornisce pochissimi appigli.

Ed è questo uno degli elementi più convincenti de “La ragazza con il braccialetto”: noi spettatori siamo lasciati totalmente liberi di prendere posizione a favore o contro la protagonista, di empatizzare con lei oppure persino odiarla. Il regista e gli sceneggiatori non ci indirizzano né in un senso né nell’altro. 

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