Un film di Simone Aleandri. Con Mimmo Mignemi, Ambra Angiolini, Luigi Fedele, Francesco Di Napoli, Michele Eburne. Drammatico, 91′. Italia 2021
Potenza. Nella notte più lunga dell’anno, tra il 21 e il 22 dicembre, si incrociano quattro storie. Francesco Iaquinta è un politico sull’orlo del baratro che cerca disperatamente una via di salvezza. Luce è una cubista che vive col padre Saverio, è stanca della vita che sta facendo e la vorrebbe cambiare. Enzo, Pepé e Damiano sono tre ventenni che cercano il divertimento a ogni costo durante la nottata ma uno di loro finisce per scontrarsi con gli altri due. Johnny ha una relazione senza futuro con Isabella, una donna sposata molto più grande di lui. A fare da raccordo a queste vicende c’è una stazione di rifornimento aperta tutta la notte, gestita da Sergio, un anziano benzinaio.
Presentato fuori concorso all’ultimo Torino Film Festival, “La notte più lunga dell’anno”, diretto dal documentarista Simone Aleandri, all’esordio in un lungometraggio di finzione, è un film corale che intreccia quattro storie che si snodano nella notte del 21 dicembre, quella del solstizio d’inverno.
Ambientato a Potenza, città poco sfruttata dal cinema nostrano ma che in questo caso si dimostra perfetta per accompagnare la profonda solitudine dei personaggi, il film è scandito da un montaggio frenetico, forse persino troppo.
I protagonisti delle quattro storie, convinti ciascuno a suo modo dell’impossibilità di avere un futuro migliore, sono una cubista quarantenne col padre malato (Angiolini), un politico corrotto in fuga (Popolizio), tre amici su un carro funebre e un giovane (Fedele) che ha una storia con la sua ex professoressa del liceo che però è sposata.
La regia di Aleandri è sicuramente evocativa, ma se nella prima parte il ritmo è teso e convincente, nel proseguo si perde. Lo spettatore attende che accada qualcosa, che venga fatta qualche rivelazione. Invano. Alla fine molte domande rimangono senza risposta; le quattro storie in sospeso e slegate. Unico punto di contatto tra tutte un benzinaio, Sergio (Mignemi), che vede scorrere davanti a sé, inesorabili, le vite degli altri.
Paura, solitudine, destino, difficoltà di cambiare la propria condizione sono solo alcuni dei temi che vengono affrontati in “La notte più lunga dell’anno”.
Convincenti la colonna sonora, che va dalle sonorità disco degli anni ‘90 degli Eiffel 65 a Umberto Tozzi fino al fischio del benzinaio che apre e chiude la pellicola, e la performance di Ambra Angiolini, potente e complessa. Per il resto, un film ambizioso che resta però schiacciato dal peso di questa sua grande ambizione senza trovare la quadra.