Un film di Antoine Barraud. Con Virginie Efira, Quim Gutiérrez, Bruno Salomone, Jacqueline Bisset, François Rostain. Thriller, 102′. Francia 2021
Judith Fauvet, traduttrice per organizzazioni internazionali, divide la sua vita tra la Francia e la Svizzera, tra Judith e Margot, tra il marito borghese e il giovane compagno, tra due figli adolescenti e una bambina di pochi anni. Judith o Margot, gestisce tutto alla perfezione, i viaggi come le bugie, le telefonate segrete come gli eventi mondani. Ma un giorno qualcosa si inceppa e rivela i limiti della menzogna. Le due identità, accuratamente separate, mettono in crisi la sua unicità. Niente è come appare, nemmeno Judith, nemmeno Margot.
Le bugie hanno le gambe corte, recita il detto. Eppure, chi più chi meno, tutti ne diciamo almeno qualcuna, nella vita di tutti i giorni. Ce ne sono di migliori e di peggiori? Alcune possono essere addirittura giustificabili con il pretesto del cosiddetto “bene superiore”?
“La doppia vita di Madeleine Collins” di Antoine Barraud, presentato in concorso alle Giornate degli autori di Venezia 2021, sviscera l’argomento in un thriller psicologico intorno a cui le aspettative erano alte. La bellezza e la personalità di Virginie Efira non bastano, purtroppo, a salvare il progetto dalla mediocrità.
Judith Fauvet è una moglie e madre, e anche una traduttrice affermata; il prototipo della donna realizzata su tutti i fronti. Peccato che abbia deciso di “raddoppiare” tale perfezione, creando Margot e dividendosi tra due famiglie, una in Svizzera e una in Francia.
Judith ha pianificato tutto nei dettagli, e si muove con agilità tra i due contesti, senza mostrare dubbi o incertezze. Lo spettatore è colpito dalla freddezza e dalla capacità di mentire della donna, che riesce a uscire da qualsiasi situazione di impasse, e al contempo si chiede il motivo di una scelta di vita tanto improbabile e rischiosa.
Virginie Efira è brava a calarsi nei panni di Judith/Margot, una donna indecifrabile, dolce e appassionata allo stesso tempo. Ma alla lunga, nonostante tutto l’impegno profuso, anche lei ha difficoltà a tenere la barra dritta di un film in caduta libera.
L’intreccio, dopo un inizio promettente in cui suspense e colpi di scena si alternano magistralmente, illudendo chi guarda di avere davanti un film originale, con una donna nelle inedite vesti di “mascalzone”, si perde e inciampa nei suoi stessi segreti e non detti. Questo cortocircuito di bugie si rivela alla lunga insostenibile, e il film si trasforma, da thriller, in un melodramma familiare stiracchiato.
Judith mente per amore, per solitudine, per generosità oppure, banalmente, per noia? Lo spettatore, alla fine, trarrà le sue conclusioni, dicendo addio a Judith e augurando una vita più semplice a Madeleine Collins.