Un film di Dominic Cooke. Con Benedict Cumberbatch, Rachel Brosnahan, Jessie Buckley, Angus Wright, Merab Ninidze. Azione, 111′. Gran Bretagna 2020
Quando Greville Wynne, rappresentante di commercio, siede per la prima volta al tavolo con un’agente della CIA e uno del M16, non ha idea di chi siano veramente né di quello che stanno per domandargli. Non sa che l’intelligence occidentale vuole ingaggiarlo come corriere, sfruttando il solito viaggiare per lavoro nei paesi dell’Est, per portare a Washington le informazioni top-secret prodotte da una fidata fonte russa, Oleg Penkovsky. È il 1960, la catastrofe nucleare è alle porte, ma Greville Wynne non rischia nulla con il suo incarico. Finché non diventa una questione personale.
Diretto da Dominic Cooke, presentato in anteprima al Sundance Film Festival a gennaio 2020, e poi in autunno alla Festa del cinema di Roma, “L’ombra delle spie” (The Courier) è un thriller di spionaggio molto forte, basato su un’incredibile storia vera, quella del britannico Greville Wynne.
La fotografia è cupa e misteriosa, a tratti rimanda sfumatura noir. La storia di questo “uomo comune”, coinvolto, quasi inconsapevolmente, in uno dei momenti più tesi della Guerra Fredda ci viene rimandata con dovizia di particolari, e con un’atmosfera tesa, coinvolgente.
Il punto di forza del film, comunque, sono i personaggi, di spessore, curati nei minimi dettagli, sviluppati a 360° gradi. Le loro figure si stagliano come ombre luminose sullo sfondo tetro degli anni ’60, moderni Atlanti che reggono sulle loro spalle il peso del mondo – e dell’intera storia.
Nell’ottimo cast brilla Benedict Cumberbatch, capace nel finale di una trasformazione fisica da brividi che simboleggia anche una rivoluzione d’animo e d’intenti. Menzione speciale anche per Rachel Brosnahan che interpreta sempre ruoli simili eppure lo fa con una poliedricità recitativa invidiabile.