Intervista all’attore Marius Bizau

Marius Bizau è un attore Italo–Romeno. All’età di 15 anni si è trasferito in Italia con la famiglia, e più tardi ha iniziato i suoi studi all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico di Roma, dove si è diplomato nel 2007.

La sua carriera è iniziata in teatro, recitando in 2 tournée teatrali, e con due testi Shakespeariani, Amleto e Otello. Dal 2008 al 2013 si è invece diviso tra il teatro e la televisione e qualche anno più tardi ha lavorato anche nel cinema, diretto da registi internazionali quali Paul Haggis, Win Jones, Christian Burgess e David Hansen. In Italia lo ricordiamo per i ruoli in serie come “Pietro Mennea la freccia del sud”, “Squadra Mobile” e “Squadra Antimafia”.

Abbiamo parlato con lui in occasione dello spettacolo di Marco Avarello “La moda dei suicidi” (leggi la recensione), che lo vede tra gli interpreti.

 

Come descriveresti Marius Bizau usando solo tre parole?

Stakanovista, sognatore, folle.

La tua vita è divisa tra la Romania e l’Italia. Un pregio e difetto di questi due nazioni e di chi ci vive?

In realtà la mia vita è qui in Italia per ora, anche se negli ultimi cinque anni mi sono voluto riavvicinare, o per meglio dire ho voluto riappropriarmi delle mie radici. Ho ripreso in mano i classici della letteratura romena. Checché se ne dica, i diretti cugini degli italiani sono i romeni e qui cito Benedetto Croce: “Strani questi italiani: sono così pignoli che in ogni problema cercano il pelo nell’uovo. E quando l’hanno trovato, gettano l’uovo e si mangiano il pelo”. Pregi e difetti in una sola frase.

Hai detto che la tua preferenza è per il teatro, ma con le fiction si pagano le bollette a fine mese. Perché secondo te in Italia il teatro è considerato la cenerentola dell’arte e spesso vediamo le sale vuote? Se fossi il ministro della cultura che cosa faresti per spingere i giovani ad avvicinarsi a questo medium?

Rispondo a entrambe le domande. Se fossi il ministro della cultura, aprirei innanzi tutto le porte dei teatri ancor prima di spingere le persone dentro. Non c’è nessuna legislatura che riconosca e protegga la nostra categoria, per non parlare di agevolazioni economiche, a partire dal prezzo del biglietto decisamente ancora troppo elevato. Ho vissuto il declino e l’estinzione di tante compagnie di giovani attori di talento.

Bizau è Giovanni Battista nel film “Gesù VR – La Storia di Cristo” di David Hansen

C’è un ruolo in particolare che, potendo scegliere, ti piacerebbe interpretare?

Forse dopo tutti questi ruoli negativi – i vari mafiosi, serial killer etc. – mi piacerebbe interpretare un ruolo positivo. Forse.

Molti tuoi colleghi affermano, forse con po’ di snobismo, di non guardare la Tv. Marius rientra nella categoria, oppure c’è qualche programma che vale lo sforzo?

Non credo si tratti di snobismo, ma del fatto che in Italia manchi un palinsesto degno di nota. Si, sono uno di quelli che non la guarda. Secondo il mio parere bisogna essere molto esigenti, bisogna nutrirsi di cose “belle”. Non si può crescere se ci esponiamo alla mediocrità.

Pensando al tuo passato professionale, c’è qualche scelta di cui ti sei pentito? Dei “no” che, tornando indietro, non diresti?

Non rimpiango nulla. Fortunatamente finora non ci sono stati dei “no” degni di nota. Ho sempre detto di no ai progetti che ledevano la mia dignità come essere umano e di conseguenza come artista, preferendo fare il cameriere o attendere il prossimo bus.

Bizau nello spettacolo “La moda dei suicidi” di Marco Avarello. 

Attori, se li conosci li eviti, oppure è possibili essere amici anche tra colleghi, al netto della competitività?

Detta cosi mi sembra di sentir parlare di una specie di “razza” di esseri umani, gli Attori. Con alcuni nascono delle belle amicizie, con altri dei bei buongiorno e arrivederci e basta.

Che cos’è per te la bellezza? È c’è una cosa in particolare che noti in una donna?

La bellezza per me risiede nella diversità, nelle crepe, nell’imperfezione della natura umana. Riuscire ad arrivare a vivere con quella consapevolezza credo sia la bellezza. Per ciò che riguarda le donne, non c’è mai una cosa sola che noto e non è mai la stessa cosa che vedo nelle altre. In genere, passata l’attrazione fisica, mi affascina l’energia negli occhi.

Bizau in una scena della fiction “Squadra mobile”.

Canzone o colonna sonora che ti descrivono meglio?

Decisamente la colonna sonora del lungo metraggio “Ogni cosa è Illuminata”, che consiglio a tutti di vedere. Il brano, “Fear of the South”, Tin Hat Trio.

Libro sul comodino?

Più di uno. “L’amore ai tempi del colera” di Gabriel García Márquez; lo “Zoo di Vetro” di Tenesse Williams, “Ragazzi di Zinco” di Svetlana Aleksevic, “Love is a dog from hell” di Charles Bukovski e infine “La sonata Kreutzer” di Lev Tolstoj in romeno.

Prima di salutarci, dove si vede, Marius Bizau, tra dieci anni?

Spero su qualche palco o su qualche set cinematografico, a fare quello che amo di più, raccontare storie.

Grazie a Marius per essere stato con noi.





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