Per fare del buon giornalismo si deve essere prima di tutto onesti, critici e super partes.
Il giornalista perfetto non fa sconti, se ha delle simpatie non lo da a vedere, almeno non quando si trova a scrivere un pezzo, mette l’obiettività e la volontà di informare gli altri, senza prendere posizione, prima di tutto.
Mai come oggi sono felice di non essere un giornalista fatto e finito, ma piuttosto un osservatore del mondo che si diletta a scriverne, e di poter collaborare comunque con Parole a Colori.
Perché personalmente sono un estimatore di Matilde Gioli, quindi quella che leggerete non sarà tanto un’intervista quanto una piacevole, e spero gradita per voi, chiacchierata tra un fan privilegiato e una giovane donna dalle idee chiare che con merito si sta ritagliando un posto al sole.
Citando il libro “La ragazza del treno” di Paula Hawkins che tanto successo ha avuto quest’estate, sono riuscito a ottenere un appuntamento telefonico con Matilde Gioli mentre si trova su un treno verso Milano.
Il vostro fan è ovviamente nervoso mentre compone il numero. Il telefono squilla una volta, due volte, alla terza sento una voce conosciuta dire, “Sì, pronto?”
Buona sera Matilde, sono Vittorio De Agrò di Parole a Colori. Prima di tutto grazie per aver accettato il nostro invito. Cercherò di disturbarla il meno possibile e di non infastidire gli altri passeggeri. Voglio tranquillizzarla su un punto: non ho memorizzato il suo numero di cellulare e prometto che non mi pavoneggerò al bar con gli amici.
Stia sereno, non mi disturba. Volevo solo dirle che se cadrà la linea è colpa del treno.
Rompiamo il ghiaccio con una domanda di rito. Come descriverebbe Matilde Gioli l’attrice “per caso” Matilde Gioli?
La descriverei, per prima cosa, fortunata. Vedendola dal di fuori, l’occasione che ho avuto con Virzì è stata unica, anche frutto del caso. La vedo anche, tutt’ora, un po’ lazzarona. Mi è stata data questa grande opportunità di conoscere e lavorare con dei veri professionisti, di imparare sul campo su set anche molto importanti e di conseguenza questo dovrebbe rendermi sempre più professionale. Invece, anche se sono ormai al sesto film, ho un approccio ancora un po’ infantile. Continuo a vedere tutto come un gioco, ma mi rendo conto che adesso è davvero il caso di iniziare a lavorare seriamente.
Il ciclone Gioli sta per abbattersi sul pubblico italiano. In questi giorni è in sala nella commedia campione d’incassi “Belli di papà” con Abatantuono; a dicembre la vedremo nel drammatico “Un posto sicuro” con Marco D’amore; poi nell’esordio italiano di Director Kobayashi “Solo per il week end”, presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma; e ancora in una fiction per la televisione diretta da Milani. Non ha paura di stancare lo spettatore, nonostante la bella presenza?
Grazie per la bella presentazione. Da spettatrice mi capita di annoiarmi a vedere sempre gli stessi volti, non per cattiveria, proprio per il desiderio di novità. Da persona curiosa quale sono, posso capire il pubblico. Il rischio di stancare c’è. La soluzione secondo me è quella di fare cose diverse. Penso che si possa sì lavorare tanto, essere molto presenti, ma al contempo stupire con progetti diversi, dimostrare di saper interpretare personaggi differenti. C’è poi da dire che il lavoro va avanti e al contempo va avanti la mia crescita, quindi in futuro potrò anche fare ruoli come quello di una madre, di una moglie.
È stata scoperta due anni fa da Paolo Virzì tra i figuranti del “Capitale umano”. Il mondo del cinema ha subito parlato di lei come di un nuovo fenomeno. Questa definizione l’ha mai spaventata?
Spaventata no, se mai ogni tanto sento di essere un po’ sopravvalutata. Magari avrò dato una buona prova nel “Capitale umano”, ma per me i fenomeni sono quelli che hanno delle capacità che prescindono dalla singola performance, delle capacità che vanno oltre a tutto. Personalmente non so se sarò capace di andare oltre a tutto. Al momento so di avere dei limiti e temo il momento in cui qualcuno si accorgerà che forse non sono poi così tanto fenomeno. Ma sono anche pronta all’evenienza. Penso non sia nemmeno giusto dire: “No, non sono beava”. Mi aspetto solo che questa cosa si possa sgonfiare, perché personalmente non mi sento un fenomeno.
I giornalisti italiani, che non sempre brillano per originalità, l’hanno paragonata quasi in ogni articolo e intervista ad Angelina Jolie. Quanto si è stancata, da uno a dieci, di vedere comparire questo nome insieme al suo?
In realtà più che avermi stancata il paragone mi appare eccessivo. Mi piacerebbe tanto assomigliare ad Angelina Jolie, è una delle poche donne che mi affascina anche dal punto di vista fisco. Sono lusingata dell’associazione, ma penso che una bellezza come lei nasca ogni mille anni. Se vogliamo proprio trovare una somiglianza, possiamo dire che abbiamo tutte e due gli occhi grandi.
Oltre alla somiglianza fisica, non pensa di avere qualcosa in comune anche sul piano recitativo? Angelina Jolie alla sua età vinse l’Oscar come miglior attrice non protagonista per il film “Ragazze interrotte”. Non sarebbe più gratificante se le dicessero che avete lo stesso talento?
Penso che entrambe – attenzione ci vado cauta, non mi permetterei mai di paragonarmi a lei – possediamo “una follia interiore”, a volta sana, altre no, quasi borderline. Guardando la vita della Jolie mi è capitato di rivedermi, non tanto nel sesso promiscuo e nell’uso di droghe, quanto in questa sua instabilità associata sia a una grande fragilità che a una grande forza.
Alle persone forti capita di essere incomprese. Personalmente ha mai sofferto di solitudine?
Sì, ne soffro tutt’ora. È una delle cose che mi affliggono di più.
Nasce da qualcosa che le è successo o è più uno stato dell’anima?
Io sono un animale socievole e sociale, ho bisogno di interagire continuamente. Non sono io che cerco la solitudine. Però ho un carattere che definirei difficilotto: sono incostante, disordinata, non solo per come tengo casa, ma anche per i rapporti, spesso mi dimentico di telefonare per i compleanni. Per me non sono importanti, le ricorrenze, le date. E questo in parte mi ha isolata. Le amicizie dei mie coetanei si basano sullo scambio continuo di messaggi, telefonate, sentirsi, scriversi, fare vacanze insieme. Ma non è un modo di fare che sento mio. Da un certo punto di vista è come se inconsciamente non volessi legarmi, come se volessi sempre sentirmi libera. Però il prezzo da pagare per questo svincolarsi dagli altri è quello di rimanere un po’ da sola.
Laureata in filosofia, interessata alle neuro-scienze. Sogna di specializzarsi in America e il suo mito è uno scienziato. Eppure è stata fidanzata con un dj prima, e con un attore poi. Cosa serve per conquistare l’attenzione della Matilde donna? Potendo scegliere preferirebbe come compagno per la vita un novello Eistein, l’uomo delle caverne oppure l’ultimo dei romantici?
Dopo le ultime esperienze, sono alla ricerca di un equilibrio quasi ancestrale tra uomo e donna. Forse un uomo un po’ delle caverne mi servirebbe. Prendiamo ad esempio il film “Belli di Papà”: i ruoli di uomo e donna nella famiglia, oggi, si sono mescolati e confusi. È un argomento di cui mi capita anche spesso di parlare con mia madre. Dagli anni ’60 si è perso l’equilibrio, il ruolo della donna ha preso il sopravvento, la famiglia tradizionale non esiste più. Mi piacerebbe tornare a un tempo passato, a dei rapporti uomo-donna un pochino più classici. Forse sarò antica, ma la penso cosi.
Le piacerebbe essere corteggiata?
Sì. Vorrei assolutamente essere corteggiata, sono stufa di fare la prima mossa. Penso che in futuro mi guarderò bene da iniziare relazioni con attori o artisti, sono troppo prime donne. Non lo dico per cattiveria o perché sono stata scottata da qualche esperienza negativa, è un semplice dato di fatto.
Non teme che dire “mai più con un attore” rischi di essere una sorta di boomerang che le si ritorce contro?
Sicuramente succederà, lo sa già. Ma anche questo fa parte del mio carattere: oggi sono molto ferma nel mio pensiero, magari domani cambierò idea. Ora come ora sono definitiva sull’argomento, ma in futuro chissà, potrei incontrare l’eccezione che mi porta a rivedere del tutto il mio pensiero.
Era molto legata a suo padre Stefano, tragicamente scomparso due anni fa. Le capita mai di pensare a cosa direbbe di questa sua carriera di “attrice per caso”?
Ci penso in continuazione, perché era fuori dalla mia immaginazione – nessuno dei due, in effetti, ci aveva mai pensato. So che sarebbe orgoglioso di me, perché sto facendo dei sacrifici e sto diventando grande. Mio padre era un uomo molto razionale: mi metterebbe in guardia contro tutto ciò che è apparenza ed edonismo fine a se stesso. Ma so che sarebbe felice per me.
Ha dichiarato che gli uomini sono mediamente egoisti, e noi aggiungiamo anche infinitamente egocentrici e insicuri. Si sente più una principessa da salvare o una dominatrice, come quella che interpreta nel film “Solo per il week end?”
Principessa da salvare, anche se mostro il contrario.
Due cuori e una capanna o ognuno a casa propria?
Due cuori e una capanna.
Si dice che la celebrità possa sconvolgere la vita e le persone. Quanto è cambiata la sua, di vita, negli ultimi due anni? Quali sono per lei gli aspetti positivi e quelli negativi del successo repentino?
La mia vita non è cambiata molto, se non per il fatto che adesso lavoro tantissimo e ho i ritmi di un vero e proprio lavoratore. Finora la notorietà non mi ha travolta, o se è successo io non me ne accorgo. Posso prendere il caffè al bar senza problemi, non sono come le varie soubrette assediate dai fan. Per strada nessuno mi calcola.
I social network sono l’ultima frontiera della comunicazione, e lei è abbastanza attiva sulle piattaforme, cercando di mantenere un filo diretto con i suoi fan. Come vive il fatto di essere al centro dei pensieri di tanti uomini? E staccare la spina, oggi, è ancora possibile?
Finora ho ricevuto solo qualche messaggio sgradevole che ho troncato con una non risposta o con una risposta educata ma ferma. Tutto sotto controllo, insomma. Mai stata oggetto di forme di stalking. Penso che dipenda anche da cosa si sceglie di condividere in rete e di far vedere di se stessi: io posso mettere immagini dei miei film, magari un po’ provocanti, ma sto attenta a cosa pubblico.
Dopo cinema e tv, sarebbe pronta a lanciarsi anche nel teatro?
Sarebbe molto bello, ma sono consapevole che per riuscire in teatro bisogna studiare parecchio. Mettersi sotto vorrebbe dire interrompere il lavoro per dedicarsi solo a quello. Al momento non è possibile, però un giorno vorrei calcare il palcoscenico.
Facciamo un appello ai registi teatrali che leggono il pezzo?
Sì, facciamolo, ma che si sappia che sono ignorante in materia.
Il ruolo di una donna problematica – magari proprio come quello ricoperto da Angelina Jolie in “Ragazze interrotte” – pensa le potrebbe adattarsi? Le piacerebbe confrontarsi con un ruolo forte non solo nei contenuti, ma che possa essere una sfida anche la donna Matilde?
Si, e vi dirò di più: sto tornando a Milano dopo aver fatto un provino a Roma per un personaggio simile a quello della Jolie in “Ragazze Interrotte”, che forse in futuro potrei interpretare. Ma non posso aggiungere altro.
Capita che le attrici abbiamo problemi con le scene di nudo. Lei ne ha girate due: com’è stato? Il pubblico maschile sarà entusiasta, ma lei che rapporto ha con il suo corpo?
Ho un concetto molto chiaro del pudore, che mi è stato trasmesso dai miei genitori. Dall’altra parte sono molto serena per ciò che riguarda quei tabù dal sapore religioso influenzati dalla Chiesa. Nulla contro la Chiesa, sia chiaro. Personalmente non vedo la nudità come una cosa negativa, se la teniamo disgiunta dagli elementi malsani.
I fan la immaginano sempre bella e sorridente, anche al mattino. Matilde Gioli si guarda allo specchio ed è sempre soddisfatta di ciò che vede?
Non direi. L’immagine che ho di me non mi entusiasma, vedo ogni più piccolo difetto. Non è che non mi vergogni a mostrare il mio corpo perché mi sento bella; non mi vergogno a mostrarmi perché non mi preoccupo del giudizio altrui, almeno non sul mio aspetto esteriore. Non mi preoccupo di mostrare i mie difetti ecco.
Il libro che ha attualmente sul comodino?
Sto leggendo “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo. È una scrittrice e consulente domestica che in Giappone sta avendo un grandissimo successo. Il libro mi è stato consigliato perché sono una disordinata patologica, e vivere nel caos totale non è molto salutare. I testi orientali poi devo dire che mi attirano molto, amo quella cultura. I consigli li metterò di sicuro in pratica quando tornerò a casa.
Prima di andare a dormire Matilde Gioli fa un bilancio della giornata appena trascorsa o si proietta già verso il domani?
Penso molto alla giornata passata. Tendenzialmente sono auto-critica, invece vorrei riuscire a essere più costruttiva. Mi dovrei sforzare, ma il più delle volte mi deprimo per gli errori fatti.
Non le chiediamo dei progetti futuri non per dimenticanza, ma perché siamo scaramantici e ci auguriamo che in futuro possano paragonarla soltanto a se stessa. Grazie per il tempo che ci ha dedicato e buon rientro a casa.
Grazie a voi Vittorio. E a presto.
In bocca al lupo e buon lavoro.