Un cortometraggio di Cristian Tomassini. Con Anthony Thay Ogbemudia, Maria Vittoria Casarotti Todeschini, Sara Zampollo. Drammatico, sci-fi. Italia, 2017
Kanu è un ragazzo etiope che sogna una nuova vita in Europa. A bordo di un barcone pieno di anime disperate, con una misteriosa lettera tra le mani, si addormenta pieno di speranza mentre il barcone viene coinvolto in un terribile naufragio…
L’immigrazione è una tragedia umanitaria, il simbolo del fallimento politico dei governi occidentali, l’ultimo disperato segnale d’allarme in ordine di tempo mandato da un mondo sempre più vicino all’implosione?
Si, e l’Europa dovrebbe farsene carico in modo più serio di quanto non faccia già. Forse, ma ogni Paese del mondo dovrebbe fare la sua parte. No, è solo un vantaggioso business in mano a pochi, giocato sulla pelle di poveri disgraziati. Il meglio che possiamo fare per loro è aiutarli, sì, ma nei luoghi di origine.
Abbiamo descritto in modo sommario le tre posizioni che potreste facilmente ascoltare in qualunque bar cittadino. Se fosse ancora tra noi il grande Sigmund Freud molto probabilmente scriverebbe un saggio approfondito sulla psicosi da immigrazione che sta dilagando in Europa, una psicosi frutto della paura, della crisi e soprattutto dell’ignoranza.
È compito dell’arte tentare dove anche i media si dimostrano fallibili: provare a scuotere l’opinione pubblica dal proprio torpore psicotico, aprendo gli occhi sulla verità dei fatti.
Il regista Cristian Tomassini si è fatto carico con coraggio del gravoso compito, realizzando il cortometraggio “Il demone dell’acqua”, presentato all’ultima edizione del Trieste Science+Fiction Festival, e scegliendo di raccontare con originalità il tema.
Lo spettatore è accompagnato in viaggio nell’animo e nella mente umana, un viaggio dove alto è il rischio di perdersi, confondersi o non capire fino in fondo chi sia il buono e chi il cattivo. Niente è come appare, infatti, nel cortometraggio, una scelta drammaturgica precisa, volta a provocare una riflessione e un sussulto di senso civico nel pubblico.
La struttura narrativa e la regia risultano talvolta un po’ caotiche. Accattivanti e avvolgenti, invece, la fotografia, sofistica e accurata, e la colonna sonora, ipnotica e intensa.
Cristian Tomassini dimostra di possedere grandi potenzialità come autore e regista, non ultima quella di aver saputo scegliere un cast giovane valido e solido, capace di interpretare con efficacia i personaggi di questa storia, che per certi versi sembra appena usciti dalla penna di un giovane David Lynch.
Non sono il colore della pelle, il Paese d’origine, le vicissitudini passate prima di arrivare “in Europa” a determinare il tipo di persona che sei, sembra volerci ricordare “Il demone dell’acqua”. Sta a ciascuno, con le proprie azioni, dimostrare di che pasta è fatto davvero.