Un film di Michael Winterbottom. Con Steve Coogan, David Mitchell, Isla Fisher, Shirley Henderson, Asa Butterfield, Dinita Gohil, Shanina Shaik, Sarah Solemani. Commedia, 100′. Regno Unito 2019
Sir Richard McCreadi è un multimilionario narcisista, che ha fatto dell’avidità il suo marchio di fabbrica (il suo nome, Ricky McGreedy, parla chiaro). A seguito di alcuni problemi con il fisco e per dimostrare di essere ancora al top, decide di organizzare il 60esimo compleanno più incredibile di sempre. Per farlo scegliere un’isola del Mediterraneo dove allestire una festa a tema antica Roma, un vero e proprio baccanale. Ma quando gli ospiti iniziano ad arrivare – e tra loro la madre, la ex moglie e la figlia che sta girando un reality show – l’impero dell’avido McCreadie inizia ad andare in pezzi…
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Presentato in anteprima al Toronto Film Festival a settembre, “Greed” di Michael Winterbottom è tornato a casa, nel Regno Unito, per portare una ventata di freschezza e ironia satirica a un London Film Festival fino a oggi piuttosto serio e composto.
Il film con protagonista Steve Coogan prende di mira i super-ricchi inglesi e la loro avarizia (di qui il titolo), il modo spesso spericolato con cui si sono appropriati nel corso del tempo delle risorse disponibili, tutto a discapito dei poveri del mondo, oggi sempre più poveri, derelitti e dimenticati.
L’idea di partenza sarebbe buona, il problema di “Greed” – al di là dello stile molto televisivo – è la sua incapacità di unire in modo davvero convincente, e bilanciato, commedia satirica e riflessione attenta su problematiche serie e pressanti (le condizioni di lavoro in Paesi come lo Sri Lanka, dove si trovano le fabbriche che producono molti degli abiti venduti poi in occidente, la guerra in Siria, la questione dei migranti nel Mediterraneo).
Michael Winterbottom sembra davvero interessato a queste problematiche, ma si dimentica che affinché un film di questo genere funzioni, alle persone effettivamente toccate dall’avidità del titolo – ai poveri, agli sfruttati – deve essere data una voce, una risonanza. Non basta qualche battuta banale qua e là, altrimenti non è più una satira feroce ma soltanto un esercizio di stile.
Steve Coogan dà il meglio di sé in un ruolo che gli è sicuramente congeniale. Intorno a lui, la crème de la crème degli attori televisivi inglesi: da David Mitchell nel ruolo del giornalista investigativo Nick a Sarah Solemani in quello dell’organizzatrice di eventi, e poi Asim Chaudhry, Charlie Cooper, Pearl Mackie, Tim Key. Isla Fisher aggiunge un pizzico di credibilità hollywoodiana – e cinematografica – alla comitiva, interpretando l’ex moglie del protagonista, con base a Monaco.
Un cast sul pezzo, un regista motivato per una storia con grande potenziale. Ma alla fine a “Greed” non riesce di fare con i super-ricchi britannici quello che Martin Scorsese ha fatto tanto bene con i broker di New York nel 2013: inchiodarli alle loro responsabilità e non solo raccontarne (parecchie) gioie e (non troppi) dolori. Peccato.