“E noi come stronzi rimanemmo a guardare”: Pif e la distopia possibile

Una commedia che, con cinismo e disincanto, racconta i male della società contemporanea

Un film di Pif. Con Fabio De Luigi, Ilenia Pastorelli, Pif, Valeria Solarino, Maurizio Nichetti. Commedia, 108′. Italia 2021

In un futuro prossimo possibile, Arturo Giammareresi ha creato un algoritmo per aiutare i dipendenti della sua società a lavorare meno e meglio, ma l’algoritmo gli si ritorce contro e decide che è superfluo, così l’azienda lo licenzia in tronco. Anche la ricca ed esigente fidanzata lo lascia perché un altro algoritmo ha deciso che il loro indice di affinità di coppia è negativo. Infine un ennesimo algoritmo lo esclude dalla possibilità di rientrare nella forza lavoro perché gli over 40 sono fuori mercato. Ad Arturo non resta che diventare rider per la multinazionale Fuuber: farà consegne secondo un meccanismo di incentivazione che premia o penalizza chi non sta alle regole del gioco. La sua unica consolazione è Stella, l’ologramma che incarna (si fa per dire) tutte le sue preferenze, come se lo conoscesse da sempre. Peccato che, a prova gratuita terminata, Arturo non possa più permettersi la sua compagnia, e lei sparisca dal suo già limitato orizzonte.

 

Dopo “La mafia uccide solo d’estate” e “In guerra per amore”, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, è tornato al cinema a fine ottobre, e adesso su Sky Cinema e NOW, con una commedia dal sapore agrodolce, “E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, che racconta di un futuro prossimo possibile, in cui saremo completamente dominati dalle applicazioni digitali e dalla tecnologia.

Arturo (De Luigi) è il manager di un’importante azienda italiana che viene licenziato a causa di un algoritmo, che lui stesso ha creato, che individua le persone superflue all’interno dell’organico. Anche la fidanzata lo lascia, perché un altro algoritmo ha stabilito che la loro affinità do coppia è bassa. 

Solo e senza lavoro (perché gli over40 sono fuori mercato, le sostiene l’ennesimo algoritmo) il nostro protagonista si ricicla come rider nell’azienda Fuuber. La sua unica consolazione è Stella (Pastorelli), la persona perfetta per lui. Peccato che sia solo un ologramma… 

Ambientato in un universo distopico ma non troppo, che potrebbe essere tranquillamente già il nostro, “E noi come stronzi rimanemmo a guardare” prende alcuni dei problemi della nostra società – il precariato, l’ingerenza sempre più importante dei social network nella quotidianità, la solitudine nonostante l’iper-connessione – e li esaspera in modo intelligente. 

Pif è bravo, nella sceneggiatura che ha scritto insieme a Michele Astori, a partire da un’idea arguta e intelligente, ricchissima di sotto-testi, e portarla fino in fondo e non fermarsi allo spunto iniziale, come invece spesso accade. È qualcosa di abbastanza inconsueto, per la commedia italiana. 

“E noi come stronzi rimanemmo a guardare” è un film in equilibrio costante tra commedia e dramma, dove si ride ma si riflette anche parecchio – e talvolta ci si sente a disagio, come davanti ad Arturo, rider quasi 50enne a bordo di un monopattino da bambina (rubato). Un’opera coraggiosa, nel suo genere, che racconta con disincanto i male del nostro tempo. 

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