Un film di Martin Turk. Con Matija Valant, Tine Ugrin, Klara Kuk, Ronja Matijevecm Jerman, Iva Krajnc. Drammatico, 91′. Slovenia, Italia, Croazia 2019
Il quindicenne Klemen vive con il fratello più grande Peter e la madre single in una remota cittadina rurale. La ben consolidata routine di Klemen, fatta di giornate col fratello sul campo da tennis e in riva al fiume, viene interrotta dall’improvvisa e appassionata relazione di Peter con la bellissima coetanea Sonja. Questo scatena in Klemen un torrente di emozioni contrastanti e di azioni spericolate.
Il film italo-sloveno “Don’t forget to breathe” di Martin Turk, presentato in concorso ad Alice nella città, racconta un triangolo sui generis: quello che coinvolge Peter, il fratello quindicenne Klemen e Sonja.
Un film intimo, delicato, che parla di crescita, di adolescenza, di amore e di incomprensione. La ricerca di libertà di Peter è direttamente proporzionale al bisogno di lui che ha Klemen. Il ragazzino attribuisce l’allontanamento di Peter all’arrivo di Sonja, mentre in realtà ciò che il fratello cerca è solo un po’ d’aria, una liberazione dal senso di soffocamento generato dalla famiglia.
La palette pastello ricorda a tratti Wes Anderson, a tratti Luca Guadagnino. Sicuramente la fotografia è degna di nota, con l’intenso gioco di ombre e luci e le inquadrature con macchina fissa.
Molto interessante è anche la struttura della sceneggiatura: si comincia con una premessa tenue, si prosegue con uno sviluppo deciso, si chiude con un finale dolce e amaro. “Don’t forget to breathe” è nel complesso un gioiellino, che sicuramente farà parlare di sé.