“Come per disincanto”: e vissero tutti infelici e scontenti – anche gli spettatori!

Il sequel della fiabesca commedia musicale del 2007 non riesce a riproporre la stessa magia e risulta banale e confuso

Un film di Adam Shankman. Con Amy Adams, Patrick Dempsey, James Marsden, Yvette Nicole Brown, Jayma Mays. Commedia, musical. USA 2022

Quindici anni dopo il bacio del vero amore e il felice matrimonio, Giselle e Robert hanno allargato la famiglia e ora, oltre all’ormai adolescente Morgan, c’è anche la neonata Sofia. New York, però, non li rende felici quanto vorrebbero, per cui, su desiderio di Giselle, la famiglia si trasferisce a Monroeville, ridente cittadina suburbana, la cui distanza dalla metropoli costringe Robert ad alzarsi alle cinque del mattino per andare al lavoro e Morgan a ricominciare tutto da capo in materia di amici, scuola, ricerca di un posto nel mondo. Delusa e scontenta, Giselle prende imprudentemente in mano la potente bacchetta dei desideri di Andalasia, che è stata portata in dono a Sofia, ed esprime il desiderio di una vita da favola. A questo punto cominciano i guai veri.

 

C‘era una volta una (quasi)principessa di un regno delle fiabe di nome Giselle, che pensava di aver trovato il vero amore nel classico principe azzurro e finì invece per innamorarsi di un avvocato newyorkese disilluso, Robert, padre di una bambina di nome Morgan.

Dopo aver affrontato – e sconfitto – la matrigna cattiva in forma di drago, tra una canzone e un ballo in maschera, per Giselle e Robert si spalancavano le porte del “e vissero tutti felici e contenti”. Titoli di coda – ben realizzati come il resto del film. Ecco, non pensate anche voi che questa fosse una bella storia?

Personalmente sono tra quelli che ha trovato “Come d’incanto” di Kevin Lima una vera chicca nel panorama delle pellicole Disney. È uno di quei film che non mi stanco mai di rivedere, che mantengono il loro pregio anche se gli anni passano – perché, a ben vedere, quando è uscito era il 2007.

Quando ho letto la notizia della produzione del sequel, “Come per disincanto” (Disenchanted), disponibile su Disney+ dal 18 novembre, ammetto di essere stata felice. La curiosità di ritrovare i personaggi che tanto mi erano piaciuti, le dinamiche vincenti tra di loro, l’impostazione un po’ da musical ha prevalso sul timore per tutto quello che sarebbe potuto andare storto…

Dopo aver visto il film, purtroppo, di sensazioni positive ne sono rimaste ben poche! “Come per disincanto” è una storia confusa, confusionaria, che accumula tematiche e riferimenti fiabeschi e cinematografici quasi a casaccio e cerca di ricreare la magia del precedente senza mai riuscirci davvero.

I possibili spunti interessanti – come ad esempio l’incursione di Morgan nel mondo fiabesco di Andalasia – sono gestiti male, banalizzati, poco sviluppati. I numeri musicali, fiore all’occhiello di “Come d’incanto”, non sono particolarmente coinvolgenti (eccezione fatta per il botta e risposta cantato tra Giselle e Marvina Monroe, le due evil queen di questa storia). 

Nonostante gli interpreti siano a loro agio nei rispettivi ruoli la sceneggiatura non gli aiuta e anzi, li banalizza parecchio. Edward (Marsden) non è cambiato di una virgola, e le stesse battute riproposte non fanno ridere come la prima volta. Robert anche non dimostra di aver avuto una grande evoluzione, e la sua parentesi da potenziale eroe si perde tra un balletto e una scena di Giselle.

Purtroppo, anche l’alchimia tra i due neogenitori non è potente come in passato. Se “Come d’incanto” resta sempre un film piacevole da vedere, almeno per me, è perché trasmette sincere emozioni, fa ridere e sognare. Dal primo incontro in avanti il rapporto tra i protagonisti cresce e si sviluppa, e alla fine è impossibile non fare il tifo per loro e non gioire del loro amore. La loro chimica è innegabile, arriva a chi guarda attraverso lo schermo. 

“Come per disincanto”, invece, non trasmette praticamente niente se non un senso di già visto e di banale, e quel desiderio di poter tornare indietro nel tempo, per dimenticare che ci sia un dopo il “vissero tutti felici e contenti” e fermarsi a quello, che era ben fatto, convincente e giusto così. 

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