“Comandante”: De Angelis racconta l’eroismo di un italiano in guerra

Pierfrancesco Favino formidabile protagonista di un dramma bellico intimo e realistico

Un film di Edoardo De Angelis. Con Pierfrancesco Favino, Massimiliano Rossi, Silvia D’Amico, Cecilia Bertozzi. Drammatico, 120′. Italia 2023

1940, Seconda guerra mondiale. Salvatore Todaro è un comandante della Marina Militare con un destino scritto nel nome, a capo del sommergibile Cappellini nonostante un incidente gli abbia provocato forti dolori alla schiena che lo autorizzerebbero ad accettare la pensione di invalidità (come la moglie Rina, stanca di saperlo lontano e in pericolo, vorrebbe che facesse). Ma il comandante Todaro non sa stare lontano dai flutti. Durante la sua ennesima missione avvista una nave belga che, malgrado il Belgio sia formalmente neutrale, attacca il sommergibile italiano. Il comandante e la sua squadra rispondono al fuoco e affondano la nave. Ma Todaro decide di mettere in salvo i naufraghi, agganciandoli al suo sommergibile per trascinarli verso il porto neutrale e sicuro di Santa Maria delle Azzorre, e accettando il rischio di navigare in emersione fino a destinazione: perché la legge del mare per lui conta di più della legge della guerra.

 

Scelto in un secondo momento come film d’apertura dell’80° Mostra del cinema di Venezia, dopo il forfait di “Challengers” di Luca Guadagnino, “Comandante” fa letteralmente sbarcare al Lido un’accoppiata vincente: il regista Edoardo De Angelis e l’attore Pierfrancesco Favino.

Siamo all’inizio della Seconda guerra mondiale e Salvatore Todaro (Favino) è a capo del sommergibile Cappellini della Regia Marina. Nell’ottobre del 1940, mentre naviga nell’Atlantico, nel buio della notte si profila la sagoma di un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che poi si scoprirà essere di nazionalità belga e carico di materiale bellico inglese.

La nave di nazionalità belga e carica di materiale bellico inglese attacca il sommergibile italiano. Todaro e il suo equipaggio rispondono al fuoco e l’affondano, ma poi decidono anche di mettere in salvo i sopravvissuti, portandoli verso un porto sicuro e neutrale… 

Chi è davvero forte? Cosa vuol dire essere italiani? Il film di De Angelis se lo chiede incessantemente, proponendo una rilettura davvero eroica e consapevole del “maschio italico”. Eppure, paradossalmente, ciò che colpisce in questo dramma di guerra è la mancanza di ogni tipo di scena madre, e l’intimità con cui viene affrontato ogni momento d’azione, che è poi la stessa che ritroviamo nei passaggi all’interno del sottomarino.

“Comandante” è un film pensato per far sentire gli italiani orgogliosi di essere italiani, una volta tanto, e allo stesso tempo mostrare come esserlo in senso positivo. Perché la virilità non necessariamente deve essere intesa in senso tossico e distruttivo, e il valore del salvataggio è inciso in profondità nel nostro DNA – anche se ultimamente sembriamo averlo dimenticato. 

La performance di Pierfrancesco Favino è formidabile, il resto del cast sul pezzo. La regia è precisa e non perde mai il suo tratto inconfondibile, e De Angelis si dimostra molto abile nel gestire la sua macchina da presa in spazi sempre più angusti. Buono anche il lavoro sugli effetti visivi, accattivanti ma non invadenti, e la colonna sonora.

Salvatore Todaro disobbedì agli ordini ricevuti, scegliendo di salvare le persone in mare nonostante fossero “nemici”. Al posto della legge della guerra seguì quella della coscienza e dell’umanità. Perché l’uomo forte, ieri come oggi, è quello capace di tendere la mano a chi ha bisogno, al di là delle bandiere e dell’appartenenza.

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