Un film di Giancarlo Fontana, Giuseppe Stasi. Con Claudio Bisio, Sarah Felberbaum, Pietro Sermonti, Paolo Calabresi, Massimo Popolizio. Commedia. Italia 2019
Sono passati otto anni dalla sua elezione al Quirinale e Peppino Garibaldi vive il suo idillio sui monti con Janis e la piccola Guevara. Peppino non ha dubbi: preferisce la montagna alla campagna… elettorale. Janis, invece, è sempre più insofferente a questa vita troppo tranquilla e soprattutto non riconosce più in lui l’uomo appassionato, di cui si era innamorata, e che voleva cambiare l’Italia. Richiamata al Quirinale, nel momento in cui il Paese è alle prese con la formazione del nuovo governo e appare minacciato da oscuri intrighi, Janis lascia Peppino e torna a Roma con Guevara. Disperato, Peppino non ha scelta: tornare alla politica per riconquistare la donna che ama.
Pagare le tasse è bellissimo. Era il marzo 2007 e a pronunciare queste parole fu l’allora Ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa. L’esperienza di Schioppa come ministro si sarebbe conclusa amaramente di lì a pochi mesi, con la caduta del secondo governo Prodi.
Sembrano passati secoli, ma quella frase mi è inaspettatamente ritornata alla mente al termine della proiezione dell’atteso “Bentornato Presidente” di Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi sequel di “Benvenuto Presidente!”, campione d’incassi nel 2013.
L’Italia sta vivendo un momento istituzionale, sociale ed economico molto complesso, scandito da crescenti tensioni. Le ultime elezioni hanno dimostrato la voglia di cambiamento della popolazione, portando al Governo un’inedita maggioranza giallo-verde guidata dal premier Conte, spesso considerato alla stregua di un portavoce.
Questo cruciale momento della nostra storia repubblicana ha altresì ispirato la creatività dello sceneggiatore Fabio Bonifaci nell’immaginare il ritorno di Peppino Garibaldi (Bisio), contemporaneamente salvatore della patria per demerito altrui, e marito e padre depresso perché abbandonato dalla famiglia.
“Bentornato Presidente” mi è sembrato da una parte una convincente rilettura, con i toni della commedia, del tostissimo “La grande scommessa” del Premio Oscar Adam McKay; dall’altra un omaggio a “Il Presidente – Una storia d’amore” di Bob Reiner, con il tentativo di inserire, in una cornice seriosa e rigida come Palazzo Chigi, un elemento romantico.
Nonostante questo sequel risulti meno originale, ironico e brillante del primo film della serie, il risultato finale è comunque buono sul piano narrativo, interpretativo e registico.
Il mix tra volti noti e new entry ha dato nuova linfa e verve alla storia, offrendo allo spettatore spunti di riflessione e momenti esilaranti, e soprattutto evidenziando i limiti e le contraddizioni della nuova classe dirigente e della nostra società in generale.
Le tasse non saranno mai bellissime da pagare, ma come ci insegna l’agrodolce finale comportandoci da onesti contribuenti probabilmente anche le buche di Roma troverebbero una copertura.
Il biglietto da acquistare per “Bentornato Presidente!” è:
Nemmeno regalato. Omaggo. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.