Al cinema: Sopravvissuto – The Martian

Un film diretto da Ridley Scott. Con Matt Damon, Jessica Chastain, Kate Mara, Kristen Wiig, Sebastian Stan, Michael Peña, Sean Bean, Mackenzie Davis, Chiwetel Ejiofor, Donald Glover, Jeff Daniels, Aksel Hennie. Fantascienza, 130′. 2015

Tratto dal romanzo “L’uomo di Marte” di Andy Weir

The martian, locandina

La Terra è diventata troppo piccola per il genere umano. A ben vedere, su questo pianeta abbiamo fatto e visto accadere praticamente di tutto. Il cinema da parte sua cerca di tenere il passo con le nuove prospettive, aprendo all’universo per scrivere soggetti nuovi.

Così, un anno dopo “Interstellar” di Christopher Nolan, arriva sui nostri schermi “The Martian”, pellicola che sulla carta poteva apparire come il cugino povero del primo, ma come direbbe il ct Giovanni Trapattoni, mai dire gatto se non c’è l’hai nel sacco.

Dopo due flop epici come “Il procuratore” ed “Exodus Dei e Re” per Ridley Scott lo spazio poteva trasformarsi in una tomba artistica; invece il vecchio leone ha ruggito con forza.

In un futuro non troppo lontano l’uomo passeggia su Marte come ha già fatto sulla Luna e la Nasa organizza missioni stellari, alla ricerca di luoghi alternativi per vivere. Nel corso di una di queste missioni sul pianeta rossa, l’equipaggio di Ares 3, guidato dal comandante Lewis (Chastain), viene sorpreso da una terribile tempesta che lo obbliga a un precipitoso rientro sulla Terra.

Durante l’affannosa manovra per lasciare il pianeta, uno dei componenti della spedizione, il botanico Mark Watney (Damon), viene colpito da dei detriti che lo scaraventano lontano dall’astronave, facendolo ritenere morto ai compagni e alla Nasa.

Mark invece è sopravvissuto miracolosamente all’incidente e dopo lo sgomento inizia il suo personale ed epico “Survivor” su Marte. L’uomo è ingegnoso oltre che combattivo, e sfruttando le sue conoscenze riesce persino a realizzare un orto di patate, in modo da garantirsi la sopravvivenza fino alla missione successiva, che arriverà solo dopo quattro anni.

Mark riesce anche a ripristinare un contatto con gli stupiti vertici della Nasa sulla Terra, che insieme ai cinesi, mai come in questo caso solidali, cercheranno in ogni modo di riportarlo a casa.

Alcuni critici hanno definito “The Martian” la versione spaziale di “Salvate il Soldato Ryan”, per la presenza di Matt Damon e per alcuni elementi comuni nelle trame (il finale con Lewis e compagni chiamati all’eroica missione di recupero richiama a suo modo il film di Spielberg), ma l’ultimo arrivato ha delle peculiarità interessanti e assolutamente positive.

Sono forse uno dei pochi che lo scorso anno non ha gridato al capolavoro davanti a “Interstellar”, una pellicola che ho trovato troppo perfetta e quindi fredda dal punto di vista emozionale.

Il testo di “The Martian” sarà più povero di contenuti rispetto a quello del film di Nolan, eppure è più diretto, interessante e avvolgente. Ben scritto, fluido, semplice, ha dalla sua anche il fatto di evitare collegamenti complicati tra fisica e metafisica.

Lo sceneggiatore ha due meriti: è riuscito a dare un’anima alla storia, creando un ponte emotivo con il pubblico, e ha inserito un tocco d’ironia calibrata nei momenti giusti, ironia che risulta incisiva e gradita.

Se per Nolan era l’amore l’elemento più importante nell’universo, qui a venire esaltata è da una parte la capacità dell’uomo di non arrendersi di fronte alle difficoltà più estreme, dall’altro il potere distruttivo che in molti casi ha la solitudine, punizione estrema.

I dialoghi sono ridotti al minimo – a prevalere sono i monologhi del protagonista da Marte -, ma comunque risultano ben costruiti e funzionali al progetto. Anche la scelta di usare come colonna sonora pezzi di disco-music anni ’80/’90 risulta azzeccata, aiutando lo spettatore a godersi il personale survivor del protagonista.

Possiamo parlare senza timore di sbilanciarci di riscatto artistico per il buon Ridley Scott, che torna a dare soddisfazione ai suoi fan. Una regia pulita, efficace, attenta a esaltare i silenzi e i paesaggi suggestivi che caratterizzano il film, capace di coniugare il genere fantascientifico con alcune pennellate di commedia.

Il ritmo è nel complesso costante, anche se nella seconda parte del film si ha la sensazione di un brodo un po’ allungato, con il pathos narrativo e l’attenzione allo spettatore che tendono a calare.

Non sono un fan di Matt Damon – di solito lo trovo quasi mono-espressivo -, ma in questo caso il suo difetto diventa un pregio, trovandosi lui a impersonare un uomo che non si scompone mai, e tenta di sopravvivere in mezzo al nulla. Perfettamente calato nel ruolo, Damon è bravo a trasmettere con il suo personaggio una gamma di emozioni diverse, calibrandone però l’intensità senza mai eccedere.

Il resto del cast è adeguato al compito, svolgendo ognuno il proprio ruolo con bravura e impegno. Una menzione speciale va a Jeff Daniels che interpreta il direttore della Nasa, un burocrate dal cuore quasi d’oro.

Il finale, anche se eccessivamente patriottico e pensato a uso e consumo degli americani, regala emozione e suspense, spingendo lo spettatore a rivalutare la nostra vecchia Terra, caotica e rumorosa quanto vogliamo, ma comunque casa.

 

Il biglietto d’acquistare per “The Martian” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.


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