Un film di Anthony e Joel Russo. Con Chris Evans, Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Jeremy Renner, Sebastian Stan, Daniel Bruehl, Frank Grillo, Don Cheadle, Paul Bettany, Chadwick Boseman, Anthony Mackie, Tom Holland, Elizabeth Olsen, Paul Rudd, Emily Vancamp, Martin Freeman. Azione, 146′. 2016
Houston, abbiamo un problema. Sarebbe davvero il caso che la Marvel e la DC pronunciassero congiuntamente la celeberrima frase, dopo aver visto i loro ultimi film.
Gli sceneggiatori delle pellicole devono avere avuto, da piccoli, problemi con le regole e in generale con l’autorità. Sia “Batman vs Superman” che l’attesissimo “Captain America: Civil War” ruotano infatti intorno allo stesso tema: il supereroe, vista la sua natura speciale, deve essere oppure no soggetto alle leggi degli uomini?
Prima di tutto verrebbe da chiedersi chi ha copiato chi e perché i due colossi, pur avendo a disposizione risorse pressoché illimitate, si siano ridotti a fare film fotocopia. Il vostro cronista sarebbe tentato di fare lo stesso con questa recensione – proponendovi un bel copia e incolla delle puntate precedenti – ma, almeno su di me, il timore delle ire del caporedattore fa da freno.
Non volendo svelare la trama del film, già abbastanza deboluccia, mi limiterò a fare alcune annotazioni a margine, lasciando poi a ogni spettatore il compito di trarre le sue conclusioni.
I fratelli Russo compiono un inatteso passo indietro dal punto di vista creativo e registico con questo film, rispetto a quanto visto in “Captain America: The winter soldier”. Se nella pellicola del 2014 il perfetto equilibrio tra action e spy story e le scene di battaglie a loro modo misurate avevano fatto la differenza, in “Civil war” la compostezza si perde sin da subito, e quello che ci si trova davanti è un caotico, e talvolta noioso, susseguirsi di sparatorie, inseguimenti e combattimenti a corpo a corpo che hanno il solo scopo di coprire i buchi nella sceneggiatura – operazione che non riesce nemmeno sempre.
In questo film manca anche quella “quadratura del cerchio” che qualunque spettatore si aspetterebbe alla fine della trilogia su Captain America. Ma invece di chiudere un ciclo, qui si aprono continuamente nuovi fronti, si presentano nuovi personaggi, senza preoccuparsi di come ne esca la razionalità e tenuta della storia.
Attenzione, non mi fraintendete: “Civil War” è bello da vedere, curato nei dettagli, ricco di effetti speciali, una sorta di Eden per gli amanti dei fumetti. Nel corso delle due e passa ore assistiamo, infatti, alla discesa in campo di vecchi e nuovi supereroi, chiamati a fare una scelta di campo che è estremamente umana: difendere la propria libertà oppure sottostare ai giochi della politica?
Quello dei fratelli Russo è senza dubbio un film corale; ogni attore interpreta il proprio compitino senza però fare quel passo in più.
Duole dirlo, ma i film Marvel sembrano sempre più prodotti di una catena di montaggio che mira essenzialmente al profitto, perdendo così quel quid di magia e unicità che li ha contraddistinti all’inizio.
Nel caso di “Captain America: Civil war” neppure la molteplicità copre l’impressione che si tratti di una grande trovata pubblicitaria. L’intreccio narrativo è troppo farraginoso e frastagliato, trovare un ril rouge impossibile. I tanti supereroi creano più confusione che empatia col pubblico.
Senza voler anticipare troppo, è interessante la comparsa del nuovo Spiderman, interpretato dal giovane Tom Holland, capace di portare una ventata di freschezza e ironia, spezzando il ritmo monocorde e compassato della storia.
Sicuramente bella da vedere per la sua spettacolarità la battaglia tra gli Avengers, dove sono i piccoli grandi eroi (vedi ad esempio Ant-Man) quelli da applaudire.
Come nel caso di “The Avengers: Age of Ultron”, anche in questo caso alla Marvel scivola il piede nell’ideazione del vero antagonista dei buoni. Il Barone Zemo, interpretato da Daniel Bruehl, è veramente poca cosa – e duole constatare come, quanto a carisma e personalità, dopo il Loki di Tom Hiddleston per i villain i tempi siano stati davvero duri.
Il finale è veramente tirato per i capelli e dopo due ore lo spettatore fatica a gustarselo fino in fondo – anche perché, più delle parole, quello che continua a volare sono i pugni.
“Captain America: Civil war” è molto diverso dal fumetto che lo ispira e in qualche modo tradisce lo spirito per il quale è nato. Allo stesso tempo, però, prepara indubbiamente la strada al doppio capitolo finale degli “Avengers” che si spera possa ridare smalto all’universo Marvel, uscito un po’ ammaccato dalle ultime prove.
Il biglietto da acquistare per “Captain America – Civil war” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.