Un film di Nuri Bilge Ceylan. Con Merve Dizdar, Deniz Celiloglu, Musab Ekici. Drammatico, 197′. Turchia, Francia, Germania, Svezia 2023
Samet è un insegnante di educazione artistica di scuola media che sta per finire il suo incarico in un paese sperduto nell’Est dell’Anatolia. Alcuni eventi che accadono nel corso dell’anno lo spingono a desiderare di andarsene non appena gli sarà consentito. L’attenzione nei confronti di Nuray, una collega vittima di un attentato che l’ha costretta a una protesi a una gamba, potrebbe fargli cambiare idea.
Film dalla sceneggiatura sofisticata, colta, ricca di esistenzialismo e cinismo, comprensibile solo a pochi eletti, o “Spira Mirabilis”? Questo non è che il primo dei miei amletici interrogativi su “About dry grasses” di Nuri Bilge Ceylan, presentato in concorso a Cannes 2023.
Il protagonista è un manipolatore nascosto dietro la maschera di semplice professore d’arte in una scuola media. A far da contraltare al suo cinismo, la neve, bianca e pura, che ammanta il paesaggio naturale nell’inverno turco.
E poi c’è la giovane Sevin, capace a resistere a ogni trucco e minaccia, fino al punto di ribaltare i ruoli. Manca del tutto la componente sessuale, ma l’intesa anomala tra i due personaggi fa un po’ pensare a “Lolita”.
Il film ha sicuramente un impianto teatrale, con la parola a rivestire il ruolo di protagonista – forse troppo! Alcuni dialoghi sono oggettivamente prolissi e verbosi, altri invece decisamente impegnativi, profondi e intesi. Un film “festivaliero”, che non lascia indifferenti ma genera anche diversi dubbi nello spettatore.