Luca Guadagnino è seduto in uno studio televisivo con Nicola Maccanico (Sky) e Francesca Manieri e Paolo Giordano, sceneggiatori della sua miniserie in otto episodi, e noi siamo tutti invitati alla conferenza stampa, anche se solo da remoto.
“We are who we are” è un teen drama che per molti versi somiglia a “Euphoria”, ambientato in una base militare americana nell’Italia del 2016, quando il mondo tremava aspettando le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Un progetto che ha impiegato anni per vedere la luce.
“Prima serie, prima volta con Sky, HBO e questi scrittori – inizia Guadagnino. –Novantaquattro giorni di riprese all’insegna della spensieratezza. Al di là della complessità dei temi affrontati, sul set ha regnato grande complicità e serenità”.
Indica gli schermi alle sue spalle, dove si vedono gli attori – Jack Dylan Grazer, Jordan Christine Seamon, Chloe Sevigny, Kid Cudi, Francesca Scorsese, Tom Mercier, Alice Braga, Spence Moore II e Faith Alabi – connessi anche loro da remoto. Tutti annuiscono e sorridono, sono d’accordo con lui.
La scelta del momentum è congegnale: il Veneto del 2016 e, più precisamente, una base militare a Bagnoli di Sopra. Contemporaneità, quindi, ma con quella distanza temporale minima rispetto all’oggi che permette di osservare meglio il presente.
“L’elezione di Trump era un’occasione troppo succulenta per non coglierla”, scherza Guadagnino. E come si fa a non pensare che “We are who we are” arriverà su Sky Atlantic a partire dal 9 ottobre, alla vigilia di un nuovo voto americano…
Il regista ha anche confessato di immaginare un seguito per i personaggi, di amarli tutti, e di aver inserito anche molti cameo negli episodi. “Ci sono venuti a trovare tanti amici, mentre giravamo. Timothée Chalamet ad esempio. Vi sfido a trovarli tutti”.