“Un giorno all’improvviso”: quando la maturità arriva troppo in fretta

L'opera prima di Ciro D’Emilio è un dramma intenso, per quanto altalenante nel ritmo e nel pathos

Un film di Ciro D’Emilio. Con Anna Foglietta, Giampiero De Concilio, Massimo De Matteo, Lorenzo Sarcinelli, Biagio Forestieri. Drammatico, 88′. Italia 2018

Antonio ha diciassette anni e un sogno: essere un calciatore in una grande squadra. Vive in una piccola cittadina di una provincia campana. Con lui vive Miriam, una madre dolce ma fortemente problematica che ama più di ogni altra persona al mondo. Inoltre Carlo, il padre di Antonio, li ha abbandonati quando lui era molto piccolo e Miriam è ossessionata dall’idea di ricostruire la sua famiglia. All’improvviso la vita sembra regalare ad Antonio e Miriam una vera occasione: un talent scout, Michele Astarita, sta cercando delle giovani promesse da portare nella Primavera del Parma e sta puntando sul ragazzo.

 

È diventata ormai una sorta di fastidiosa litania dire che i giovani di oggi sono indolenti, lavativi, insensibili, ignoranti, attenti solo all’apparenza e determinati a ottenere tutto e subito, possibilmente impegnandosi il meno possibile.

Certo, basta fare un giro su un qualsiasi social per rendersi conto del vuoto culturale, morale e civile dilagante, ma mai come in questo caso è vero il detto: non fare di tutta l’erba un fascio. Sì perché fortunatamente ci sono ancora adolescenti seri, onesti, con la testa sulle spalle, pronti a impegnarsi per realizzare un sogno, nonostante le difficili condizioni di partenza.

Un anno fa, nella sezione Giardino della Mostra del cinema di Venezia, venne presentato “Manuel” di Demetrio Albertini, con un bravissimo Mattia Lattanzi, storia di un ragazzo chiamato a scegliere tra il proprio futuro e la madre malata, che ha ottenuto importanti riconoscimenti.

“Un giorno all’improvviso” di Ciro D’Emilio ha avuto la sfortuna di essere presentato un anno dopo sempre alla Biennale ma nella sezione Orizzonti, facendo scattare, nonostante le profonde differenze narrative, ambientali e recitative rispetto al precedente film, un inevitabile confronto nello spettatore. Confronto da cui ha difficoltà a uscire vincitore.

L’opera prima di D’Emilio è sicuramente degna di nota per la sua autenticità e tragicità, ma presenta alcune criticità di scrittura e stile dovute alla poca esperienza del regista che la rendono altalenante a livello di ritmo e pathos.

Il protagonista Antonio è interpretato da un credibile e intenso Giampiero De Concilio che usa il linguaggio del corpo, gli sguardi e i silenzi più delle parole per trasmettere al pubblico la travagliata e complessa evoluzione emotiva ed esistenziale del personaggio.

Alla fine di “Un giorno all’improvviso” lo spettatore, comunque colpito da ciò che ha visto, non può che augurarsi che agli Antonio reali sia concesso almeno un passaggio nella spensierata stagione dell’adolescenza, prima di diventare adulti.

 

Il biglietto da acquistare per “Un giorno all’improvviso” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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