“The last duel”: un racconto epico, tra duelli, sangue e tradimenti

Ridley Scott dirige un cast di stelle per un film che è anche riflessione sul ruolo della donna

Un film di Ridley Scott. Con Matt Damon, Ben Affleck, Adam Driver, Jodie Comer, Harriet Walter, Nathaniel Parker. Drammatico, 152′. USA 2021

Jean de Carrouges e Jacques Le Gris sono eterni rivali. Scudieri normanni con alterne fortune, affrontano la vita come il campo di battaglia. Jean crede nella spada e nell’onore, Jacques nell’astuzia e nella fedeltà a chi fa i suoi interessi. Se il primo è abile sul campo, il secondo è scaltro a corte dove si guadagna la simpatia e la protezione di Pierre d’Alençon, conte e cugino del re Carlo VI. Ma più della competizione per i feudi può la bellezza di Marguerite de Thibouville. Sposa con dote di de Carrouges, Marguerite diventa l’ossessione di Le Gris, che approfitta dell’assenza del rivale per rivelarle tutta la meschinità dei suoi sentimenti. Jacques abusa di Marguerite, che lo confessa al marito, che invoca il duello giudiziario. Nella giostra medioevale, due cavalieri si confronteranno, rimettendosi al giudizio di dio. A quello degli uomini si rimette invece il destino di Marguerite: se il marito perisse nel duello, lei verrà bruciata viva e spergiura.

 

Adattamento del romanzo di Eric Jager e ispirato alla storia vera di Marguerite de Carrouges, una nobildonna francese del XIV secolo che sostenne di aver subito violenza da un vecchio amico di suo marito, “The last duel” è un dramma storico costruito attraverso tre differenti punti di vista, quelli dei protagonisti.

Ambientato durante il regno di Carlo VI e la Guerra dei Cent’anni, il film di Ridley Scott, presentato a Venezia, vuole sì portare sul grande schermo un racconto epico fatto di duelli, sangue e tradimenti ma anche far riflettere, in chiave moderna, sul ruolo della donna e su come questa, per secoli, sia stata considerata di proprietà del marito, dalla società, dalle consuetudini e dalla legge.

Iconico in questo senso uno scambio di battute tra Marguerite (Comer) e il marito Jean (Damon): “Sto rischiando la mia vita per te” dice lui, e lei ribatte: “Stai rischiando la mia vita per salvare il tuo orgoglio”.

La narrazione in tre atti è lunga (quasi tre ore) ma avvincente. Per ultima è la Marguerite di Jodie Comer (che si conferma molto a suo agio nei drammi in costume, dopo aver impersonato Elisabetta di York nella miniserie “The White Princess”) a emergere dall’ombra, dopo aver volutamente ingannato il pubblico agendo in silenzio e in disparte come supporto agli uomini, e a prendere il centro della scena. Marguerite è ipnotica, umana, protagonista, nonostante viva in una società che la relega in un angolo.

Nella sceneggiatura di Ben Affleck, Matt Damon e Nicole Holofcener non c’è spazio per i giudizi sui personaggi e sul loro operato, semmai per una certa ambiguità di fondo e sul gioco sottile su concetti come la verità e la volontà. La regia di Ridley Scott, fatta di tanti primi piani, è minuziosa, dettagliata, scruta i volti alla ricerca di ogni minimo cambiamento.

E poi c’è lui, il “The last duel” del titolo (ovvero l’ultimo processo per combattimento mai permesso dal Parlamento di Parigi o dai Re di Francia), uno degli scontri all’ultimo sangue più crudi, violenti e spettacolari visti sul grande schermo negli ultimi anni.

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