“Residue”: un film d’esordio che è soprattutto un’occasione mancata

Merawi Gerima affronta tematiche attualissime come razzismo e rivolte sociali ma il risultato delude

Un film di Merawi Gerima. Con Dennis Lindsey, Obinna Nwachukwu, Taline Stewart.
Drammatico, 90′. USA 2020

Jay è un giovane aspirante regista che ha studiato all’università in California e, dopo anni di assenza, torna a Washington DC, nel quartiere dove è nato e cresciuto, per ritrovare gli amici e raccontarli in un film. Ma il quartiere è irriconoscibile, trasformato radicalmente dalla gentrificazione e quasi svuotato della sua popolazione autoctona: la comunità nera. Costretti a vendere le loro case, perseguitati dalla polizia, i vecchi compagni di vita e di giochi di Jay sono quasi tutti in prigione, o morti, o dediti allo spaccio e alla criminalità per poter sopravvivere. Di Demetrius, in particolare, il migliore amico di Jay, sembra essersi persa ogni traccia.

 

In un’epoca caratterizzata da rivolte online e in piazza, non è semplice fare un film che tratti con intelligenza temi quali l’ineguaglianza sociale, il razzismo e la diversità di genere. Negli ultimi anni ci hanno provato in tanti, alcuni con successo, altri cadendo nella banalità.

“Residue”, presentato in concorso alle Giornate degli autori, si colloca decisamente nel secondo gruppo. La pellicola è il debutto cinematografico di Merawi Gerima che, usando il personaggio di Jay, racconta il suo viaggio di ritorno al quartiere natale, dopo anni passati lontano da casa, cercando di fare il regista.

Nel tentativo di dare un tono personale a una storia che tratta di temi molto sentiti, Gerima perde costantemente le fila del discorso, rimbambendo lo spettatore con voci fuoricampo inquietanti e passaggi temporali scontati e banali da dilettante alle prime armi con Windows Movie Maker o iMovie.

La recitazione è piatta e noiosa tanto quanto la regia; entrambe rovinano una storia potenzialmente interessante. La telecamera si muove un po’ a caso e in modo scontato, rendendo le differenze razziali del quartiere di Jay in personaggi-macchietta che non fanno altro che reiterare gli stereotipi del ghetto. È tutto bianco o tutto nero, nonostante si tratti di una pellicola a colori.

L’unica nota interessante è il modo in cui Gerima pone la telecamera sulle spalle dei personaggi “bianchi” per immortalare gli effetti del razzismo sui volti di Jay e dei suoi familiari e amici.

“Residue”, insomma, è un’opportunità mancata di trattare un tema caldo come la vita del ghetto e il razzismo negli Stati Uniti in un modo personale e originale. Il film ha alcune belle idee che sviluppa superficialmente e con poco coraggio, come se Gerima stesso non credesse fino in fondo nel suo stesso punto di vista.

 

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