Un film di Timur Bekmambetov. Con Valene Kane, Shazad Latif, Christine Adams, Morgan Watkins, Amir Rahimzadeh. Drammatico, 105′. USA, Cipro, Gran Bretagna, 2018
Amy Whittaker è una giornalista freelance inglese che ha da poco accettato un incarico pericoloso, ma ben pagato, per conto di un giornale: entrare in contatto via Facebook con uno dei reclutatori dell’Isis, per capire in che modo le ragazze europee vengano convinte, e praticamente aiutate, a lasciare l’occidente per la Siria. Amy è costretta ad agire sotto copertura, a inventare una seconda identità reale e sul web, un nuovo profilo Facebook, un nuovo nome, diverse abitudini digitali. Entrata in contatto via social con un soldato dell’ISIS, Abu Bilal, la giornalista comincia il suo gioco di accerchiamento e seduzione. Finché, con sua stessa sorpresa, non si renderà conto di essere attratta veramente dal giovane reclutatore. Dalla storia vera di Anna Erelle, pubblicata nel libro “Nella testa di una Jihadista“.
Scioccante, attuale, paurosamente vero: questo è “Profile” di Timur Bekmambetov, presentato nella sezione Panorama Special, il film più coinvolgente che ho visto finora alla Berlinale 2018.
Il regista decide di utilizzare una prospettiva particolare, quella offerta dallo schermo del computer, tra chiamate Skype, email e finestre popup. Lui lo chiama “screen life” e lo considera il format più appropriato per raccontare una storia che si svolge in rete.
I protagonisti principali – Valene Kane e Shazad Latif – hanno girato effettivamente a distanza, lei a Londra, lui a Cipro, collegandosi tramite piattaforme online, e questo ha reso il risultato finale ancora più realistico.
“Profile” è basato sul libro della giornalista francese Anna Erelle “Nella testa di una jihadista” (qui la recensione su Parole a Colori), racconto autobiografico della sua inchiesta sotto copertura sul reclutamento di giovani europei da parte di terroristi dell’Isis attraverso i social network.
Nel film la vicenda si sposta a Londra ed è la protagonista Amy (Kane) a creare un profilo Facebook fittizio, spacciandosi per una giovane neoconvertita all’Islam, Melody Nelson. Riesce così a entrare in contatto con Bilel (Latif), affascinante jihadista la cui missione è reclutare ragazze con la promessa di amore e ricchezza per poi farle andare in Siria come schiave sessuali.
In un continuo crescendo emotivo, il film si trasforma in un thriller non convenzionale, grazie al format “screen life”. Girato in soli nove giorni, ha richiesto una preparazione dettagliata in anticipo e una memoria di ferro da parte dei due attori protagonisti, visto che tutto ruota intorno ai dialoghi.
“Profile” è un’opera potente ed estenuante, che parla di giornalismo e del mondo virtuale, ma anche di solitudine e del bisogno di sentirsi compresi.
Il messaggio che ci arriva fa paura, perché mostra una realtà nascosta ma a portata di mano, anzi, di clic. Anche dopo l’uscita dalla sala, il brivido resta addosso.