One woman show oltre John Lennon: Yoko Ono in mostra al MoMA

Yoko Ono torna al MoMA, e lo fa con una retrospettiva che ripercorre il decennio d’oro della sua carriera artistica, quello compreso tra il 1960 e il 1971.

Dal 17 maggio fino al 7 settembre, al sesto piano del museo newyorkese, va in scena il “Yoko Ono: One Woman Show”. La dibattutissima artista giapponese – attraverso 125 opere, tra fotografie, installazioni, performance, filmati – rivive le sue esperienze artistiche più significative, da Fluxus al concettualismo, dalla poesia alla provocazione.

Un percorso affascinante, dalle prime opere, Painting to Be Stepped On (1960/61) ad esempio, dove il pubblico viene invitato a interagire con la tela camminandoci sopra, ad Apple, la mela su un piedistallo di plexiglass che apre la mostra ed evoca quella esposta nel 1966 in una gallerai d’arte di Londra (sapevate che, all’epoca, Lennon entrò e le diede un morso e quello fu il primo incontro tra lui e la futura moglie?), passando per Cut Piece (1965) in cui Yoko Ono invita lo spettatore a tagliarle letteralmente i vestiti di dosso, mentre lei siede immobile sul palco, e Film No 4 (1966/67), in cui, ancora una volta, viene indagato il corpo umano in un video in cui compaiono in sequenza 300 anonimi fondoschiena.

Fanno parte dell’ultimo scorcio del decennio d’oro anche le campagne contro la guerra che l’hanno vista protagonista insieme al marito John Lennon, Bed-In e War is over, entrambe datate 1969.

Inedita è invece l’affascinante To see the sky, una scala a chiocciola che punta verso il cielo e porta fino alla balaustra del museo, con una solidità che appare sempre più precaria man mano che si sale, tanto da richiedere fermezza d’intenti, a chi decide di affrontare la scalata.

La retrospettiva termina con le opere del 1971, l’anno del suo particolare – e non ufficiale – debutto al MoMA, quando si propose con una mostra personale dal titolo Museum of Modern (F)art, annunciandola sul Village Voice. In realtà, ad attendere il pubblico c’era soltanto l’indicazione che l’artista aveva liberato delle mosche, che lo spettatore era invitato a seguire per le sale del museo e per le vie della città.

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In contemporanea con la mostra di Yoko Ono, la Illy ha presentato la nuova collezione di 7 tazzine, create dall’artista giapponese. Sei sono Mended cups, tazzine riparate grazie alla tecnica del Kintsugi, che prevede l’utilizzo di lacca e polvere d’oro e richiama la filosofia nipponica della ferita e della guarigione come momenti della vita. A ogni Mended cup è associato un piattino su cui Yoko Ono ha scritto una frase che si riferisce a sei momenti tragici della storia del Novecento: è così che il Kintsugi trova il suo compimento. La settima tazzina, la Unbroken cup, è invece integra e riporta una frase che vuole essere un messaggio di ottimismo: “Questa tazzina non sarà mai rotta perché sarà sotto la tua protezione”.


 

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