“Meglio sole che nuvole” di Jane Alison: un inno alla bellezza della vita

Tra rivisitazione di brani di Ovidio e scorci della Florida, un racconto del quotidiano tragico e poetico

Personalmente credo che il libro “Meglio sole che nuvole. Leggere Ovidio a Miami” di Jane Alison edito da NN Editore per la traduzione di Laura Noulian sia essenzialmente un inno alla vita, alla forza insita in ognuno di noi di risollevarsi dopo qualsiasi tipo di batosta e andare avanti. Sempre. Comunque.

E questo a prescindere dalla trama e dai grandi e piccole episodi che compongono la storia di J che, nel mezzo del cammin della sua vita, dopo la fine della sua ultima storia ha deciso di chiudere il capitolo sentimentale – o almeno così dice – e stabilirsi in un condominio in Florida mentre lavora alla sua traduzione delle “Metamorfosi” del poeta latino.

Dico a prescindere, perché la sensazione che dietro a quello che stiamo leggendo – le beghe di condominio e la volontà del nuovo consiglio dello stabile dove vive J di rivedere la fisionomia di tutti gli spazi comuni; l’incontro con questo e quel vicino; il rapporto con la madre malata – ci sia più di quel che appare a un primo sguardo prende sin dalle prime pagine.

“Meglio sole che nuvole” è un’ode del quotidiano, di quelle minuzie che compongono le nostre giornate e che ci sembrano tutto sommato niente, ma che se messe insieme e lette una dopo l’altro possono dare vita a un romanzo. Sorpresa!

J si sveglia, lavora al suo libro, passeggia per Miami, cerca di salvare un’anatra selvatica con un’ala spezzata e nessuna voglia di farsi catturare e spostare. J riflette sui legami del passato, su quello che si aspetta dal futuro. E bene o male vive il presente. Anche se la sua vita non sembra fare grandi passi in avanti, in qualche modo le cose procedono.

Alla fine della lettura – con il suo climax tragico eppure raccontato con toni delicati, quasi onirici – ci si sente come alleggeriti, depurati. E ricaricati. E pronti a dar battaglia, a impegnarsi in un progetto – sia questo salvare un animale ferito o cambiare il mondo.

Perché come ha scritto Martha Medeiros in una celebre lirica spesso attribuita erroneamente a Pablo Neruda (Lentamente muore, ndr), “essere vivi richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare”.

 

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