Luca Nizzoli Toetti: l’Europa si racconta in 69 fotografie

Grande successo di pubblico per la mostra alla Galleria Spazio Immagine di Campobasso

di Luciaconcetta Vincelli

 

Nel delicato momento politico attuale, ci si domanda: quanta Europa? Quale Europa? Quando Europa? La risposta può essere cercate in 69 fotografie. Quelle scattate da Luca Nizzoli Toetti, rigorosamente in bianco e nero, ma colorate dalla storia di tutti.

Dal 24 marzo all’8 aprile, presso la Galleria Spazio Immagine di Campobasso, negli spazi d’autore di via Persichillo, in pieno centro storico, l’Europa si è riunita nella “ricchezza della differenza”, come Zygmunt Bauman aveva profetizzato.

Sotto l’ala protettrice del fotografo Massimo di Nonno, presidente dell’associazione Vivian Maier, si ricompone, come un puzzle, il campo fertile per una ripartenza simbolica dell’idea di cultura nel mondo, in Europa e, in ultima analisi, a Campobasso.

Così, ai visitatori dubbiosi che varcano la porta della mostra, l’Europa, questo ente astratto che ci spaventa, decide semplicemente di raccontarsi e, soprattutto, di avviare un confronto costruttivo con le proprie diversità e intime comunanze.

Pian piano, gli scatti che il fotografo (reporter per l’Espresso, Vanity Fair, l’Internazionale) ha tratto dalle sue pubblicazioni “Still Europe” (2017) e, prima ancora, “Almost Europe”, ci affascinano, ci appassionano e trasformano il dubbio in curiosità.

In questo modo, quando si raggiungono le 27 foto de “L’Italia dal treno”, in inquietanti cornici all’antica, la curiosità si conferma come personale riconoscimento in ogni personaggio che popola la Galleria cosmopolita, in senso di appartenenza.

Perché ogni scatto, itinerante da Isanbul, Minsk, Kiev, Reykjavik, Marsiglia, Praga, Monaco, Bologna, Roma, Calabria, Sicilia, è denso di narrazioni nazionalizzate, ovvero perfettamente consapevole del contesto, della sua Storia, impregnato completamente dell’identità del posto.

Esattamente tale coscienza, che traspare da ciascuna foto, ci permette di conoscere e riconoscerci nella “ricca diversità” e riempire la nostra valigia rossa per partire nuovamente.

 

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