Niente è ancora certo, dato che la collocazione temporale dell’opera suscita ancora molte perplessità: c’è chi propone una datazione a cavallo tra il IV e il III secolo a.C, e chi crede invece che la presenza di sfingi e cariatidi all’interno del monumento invalidi la tesi precedente, e obblighi a considerarla un’opera più tarda, probabilmente di epoca romana, smentendo così il legame della tomba con il nome di Alessandro Magno.
Quel che è certo è che il sito archeologico di Kastà sta suscitando parecchio interesse, grazie soprattutto ai continui ritrovamenti che emergono dagli scavi. Dopo le due cariatidi venute alla luce a settembre e il magnifico mosaico lungo 4,5 metri raffigurante il Dio Ermes con le ali ai piedi che accompagna un uomo nel regno dei morti, scoperto nella seconda sala del monumento funebre il mese scorso, è notizia di qualche giorno fa il ritrovamento di uno scheletro umano nella terza sala della tomba a tumulo, raggiunta dopo aver creato un’apertura nella parete.
L’identità e il sesso del defunto sono ancora sconosciuti e bisognerà attendere l’esito dell’esame del DNA per avere informazioni più specifiche a riguardo. Nel frattempo, però, qualche teoria è già stata formulata. Le eccezionali dimensioni e le decorazioni della sala fanno, infatti, supporre che si tratti di un personaggio importante, tenuto in grande considerazione, probabilmente un familiare o un alto dignitario di Alessandro Magno, mentre si tende a escludere che si tratti proprio del condottiero macedone, che si suppone sia sepolto ad Alessandria d’Egitto, sebbene la sua tomba non sia ancora stata ritrovata.
In attesa di informazioni più precise, gli scavi all’interno del sito proseguono, come ha ricordato la responsabile della squadra di archeologi Katerina Peristeri, e sicuramente regaleranno altri preziosi ritrovamenti e maggiori certezze sul monumento in questione.
Il mito di Alessandro Magno continua a vivere e ad affascinare. Verrà mai trovata la risposta all’enigma?