I giurati del Giffoni Film Festival esplodono in un boato di gioia all’arrivo del Premio Oscar Julianne Moore in sala Truffaut.
Per un’ora l’attrice americana si è spesa con immensa generosità salutando e ringraziando personalmente ciascuno di loro per l’affetto e le domande.
Un ragazzo proveniente dal Pakistan ha raccontato del nonno che soffre di Alzheimer, la malattia trattata nel film “Still Alice”, che le ha fatto conquistare l’Oscar come migliore attrice protagonista.
“Innanzitutto – ha esordito l’attrice con voce rotta – vorrei dirti che mi dispiace tantissimo sapere che un tuo caro sta soffrendo di questo male. È per rispetto a tutte le persone che sono alle prese con un simile dolore che ho deciso di trattare l’argomento con speciale attenzione, documentandomi approfonditamente. Ho telefonato ad alcuni malati e ne ho incontrati altri per dare un’interpretazione quanto più veritiera possibile del loro vissuto. Chi pensa che il pubblico non si accorga quando fingi di saper interpretare qualcosa che non conosci si sbaglia”.
Un giurato sudcoreano invece le ha chiesto un consiglio professionale perché sta studiando regia a Los Angeles.
“In questo mestiere – risponde la Moore – i mentori sono importanti e io mi sono affidata a Robert Altman. Ho conosciuto il suo lavoro più o meno quando avevo la tua età e mi ha fatto capire che avrei voluto raccontare storie, recitando, per vivere”.
Prima di ricevere il Premio Truffaut – il riconoscimento più prestigioso attribuito dal Giffoni Film Festival – e di salutare i ragazzi, la Moore ha lanciato loro un messaggio.
“Non lasciatevi mai dire da nessuno che non potete fare qualcosa. Trovate quello che vi appassiona e continuate a farlo, presto capirete dove vi porterà. Il mio amore per la lettura da ragazza mi ha condotta a desiderare trasmettere emozioni attraverso la messa in scena di un testo ben scritto”.