L’edizione 2019 di Cinema Made in Italy, l’evento che porta il meglio del cinema italiano dell’ultimo anno a Londra, si è aperta con “Loro”, l’ultima fatica cinematografica di Paolo Sorrentino.
A presentare il film nel Regno Unito Elena Sofia Ricci, che sul grande schermo veste i panni di Veronica Lario, moglie sfuggente all’interno della storia politica e pubblica di Silvio Berlusconi, ma personaggio chiave del film. Questo anche grazie all’interpretazione dell’attrice, che risulta raffinata ed equilibrata al contempo.
Incontro Elena Sofia Ricci in una luminosissima sala dell’Istituto di Cultura Italiana, nei pressi di Victoria Station, a Londra, dove un magnifico Fazioli coglie l’attenzione dell’attrice, prima di presentarci e di dar inizio alla nostra breve ma appassionante intervista.
Buongiorno.
Buongiorno.
Vorrei cominciare con una domanda sulla proiezione di “Loro”. Il film ha aperto l’edizione 2019 di Cinema made in Italy e poi lei è stata protagonista del Q&A. Come ha trovato il pubblico?
È stato bellissimo. A Londra il pubblico ha avuto uno sguardo più ironico verso il film rispetto all’Italia. Io ho visto il film anche in sala, nascosta, ed ho notato che l’accoglienza è stata molto forte, un fatto davvero interessante. Evidentemente, qui a Londra, è stato ben colto lo sguardo di Sorrentino che è sia ironico sia struggente, quasi tenero, pieno di pietas nei confronti di tutti questi poveri cristi che riempiono lo schermo, a cominciare da Berlusconi. A Sorrentino non interessava tanto l’uomo politico, la cui storia era già stata raccontata in altri film, quanto piuttosto esplorare il fenomeno, investigare cosa ci fosse dietro a tutto quel periodo, cosa cercavamo noi italiani e quali parti di noi ci sono in “loro”.
Quest’ultimo punto, il gioco di prospettive tra chi siamo “noi” e chi sono “loro,” è sicuramente uno degli aspetti del film più interessanti…
Penso che se lo spettatore fosse un po’ connesso con se stesso, riuscirebbe a riconoscere delle parti di tutti quei “loro” in qualche zona della propria anima, le parti peggiori e auspicabilmente anche le parti migliori di tutti quei “loro” che invece si vedono alla fine, nei titoli di coda, purtroppo quando il pubblico se ne va perché pensa che il film sia finito. È un peccato perché è meravigliosa quella carrellata silenziosa sulle facce di quei “loro” che sono le persone per bene, quelle che hanno scavato tra le macerie, i vigili del fuoco, i volontari della croce rossa, i volontari e basta. Chiudere il film su un fatto così serio come il terremoto dell’Aquila è anche una metafora di come siamo franati in Italia, soprattutto come esseri umani che non sanno più dove stanno andando a finire. Io credo che questo film sia un capolavoro di Sorrentino e sono felice di sapere che all’estero è amatissimo e viene accolto con grande entusiasmo. L’Italia è inspiegabilmente molto più avara nei confronti di Sorrentino.
Infatti, la critica, almeno in Italia, si è concentrata più sulla rappresentazione di Berlusconi che sul film nel suo complesso…
Mah si. Si è anche cercato spesso di capire chi è chi, ma Sorrentino ai personaggi che voleva fossero riconosciuti ha dato il nome vero, mentre ad altri no, perché in quel caso non ha importanza sapere a chi corrispondano nella realtà. L’importante è sapere che ci siamo noi là dentro, è il fenomeno che è importante e noi ci dobbiamo interrogare proprio su quello. Il cinema di Sorrentino fa un po’ questo: ci getta nel mare degli interrogativi e ci lascia annaspare in queste acque generalmente torbide, fangose, insidiose in cui noi, siccome non siamo soliti farci domande, spesso anneghiamo.
Parlando invece del suo ruolo, ho trovato Veronica Lario un personaggio veramente complesso, che appare e scompare dalla scena rimanendo però lo specchio con cui Berlusconi, l’uomo, deve sempre fare i conti, fino alla fine. Che cosa l’ha convinta ad accettare un ruolo così affascinante ma anche difficile?
Chiaramente quando Sorrentino mi ha chiamata io non potevo crederci e penso che avrei potuto fare anche una comparsa per lui. Mai e poi mai avrei sperato o immaginato che mi avrebbe chiamata per affidarmi un ruolo così importante e così difficile. Interpretare Veronica Lario è stata una responsabilità molto grande perché è una donna che c’è e che quindi potrebbe dire la sua. Inoltre, la signora Lario ha brillato per la sua assenza, tanto che non ho trovato neanche un’immagine video di lei. È stata una donna che si è messa in disparte, si è occupata d’altro, e poi ha preso le distanze, anche culturali, dalla visione della vita del marito.
E, da attrice, come è riuscita a relazionarsi con un personaggio tanto riservato?
Io avevo letto la sua biografia e, prima di girare, ho fatto due provini in cui, fin da subito, ho messo a disposizione il mio cuore e la mia visione di questa donna così ritirata, immaginando che, anche in una scena come quella finale, lei avrebbe mantenuto questo suo spessore, questa sua eleganza e riservatezza, persino nel momento difficile del confronto definitivo. Evidentemente Paolo ha trovato in me quella persona che fosse già abbastanza prossima all’idea che lui aveva della signora Lario, che lui aveva già incontrato e conosciuto e con cui aveva parlato, tanto è vero che poi, l’ultima scena del film tra Berlusconi e Veronica, è esattamente come io l’ho fatta al provino, senza aggiungere o togliere niente. Nella prima parte, invece, tendevo magari a essere più arrabbiata, mentre Paolo ha voluto che io fossi calma, secca e ironica senza tanta enfasi, togliendo la teatralità che magari mi veniva da mettere perché io vengo dal teatro.
Parlando proprio del lavoro con Sorrentino, come l’ha aiutata il regista nell’avvicinarsi al personaggio di Veronica Lario?
Paolo mi diceva pochissime cose e, come ho anche detto al Q&A dopo il film, girava uno, due, tre ciak al massimo buoni. Lui voleva che noi fossimo veloci a capire, per questo poi mi ha fatto il provino due volte, per vedere quanto io fossi veloce a raccogliere le sue indicazioni. Per cui io, come una ballerina di tango, mi sono appoggiata con la mia sensibilità e il mio cuore, che avevo già messo nel piatto a disposizione del personaggio, e ho lasciato che lo portasse in giro per questa storia, per questo film, per quella casa, fino in cucina dove tutto finisce, esattamente dove vanno a finire i coniugi nella vita di tutti i giorni. A un certo punto io cerco di estraniarmi dal film, non lo guardo più da attrice, e in quella scena io non vedevo più Veronica, non vedevo più Berlusconi, non vedevo più me stessa, non vedevo più Servillo. Vedevo solo una coppia alla fine della loro storia, giunta al capolinea, con tutto il dolore, la rabbia e la frustrazione di non avercela fatta.
La fine della storia tra Berlusconi e la Lario è molto bella, nonostante tutto l’addio mantiene una sua semplicità e per certi versi dolcezza…
È una fina dolorosa ma io credo che Veronica sia una donna molto dolce, almeno questa è la percezione che ho sempre avuto di lei, leggendo la sua biografia e la sua storia, che incredibilmente ha dei punti di contatto con la mia. Non è stato casuale che Paolo Sorrentino, che mi conosceva solo artisticamente, abbia poi trovato in me quei punti simili al personaggio che aveva in mente.
Invece, parlando di un’altra “coppia” del film, è stato difficile inserirsi in questo duo artistico consolidato, formato da Toni Servillo e Paolo Sorrentino?
Il primo giorno mi sentivo fuori luogo di fronte a questi due giganti! Ogni volta che andavo al cinema a vedere i loro film dicevo: “Mamma mia che regista, che attore”, chiedendomi se avrei mai avuto la fortuna di lavorare almeno con Toni, perché con Paolo non ci speravo proprio. Non potrò mai dimenticare il primo giorno che sono stata chiamata in ufficio per conoscere Toni e fare un po’ di letture. Stavo lì in punta di piedi ma Toni, che è molto affettuoso, mi ha subito fatto sentire accolta, mi ha detto: “Sai che mi trovo benissimo a lavorare con te?” e sono stata contenta. Anche con Paolo è stato molto divertente lavorare, perché ha capito quanto io fossi incline a sopportare le battute e mi ha preso in giro per tutto il tempo. Adoravo quando mi prendeva in giro, diceva cose tipo: “Ma perché abbiamo la Ricci, portatemi quell’altra questa non va bene”. Questa atmosfera molto giocosa e gioiosa mi ha messa a mio agio e mi ha fatta sentire amata.
Grazie mille per il suo tempo.
Grazie a te, ciao.