Intervista a Michele Balducci, nel cast della nuova stagione de “I Medici”

L'attore, classe 1986, si è formato tra Roma, Milano e Londra, e si divide tra teatro, cinema e TV

Michele Balducci, attore italiano classe 1986, ha studiato recitazione fra Roma, Milano e Londra, iniziando poi a lavorare a 21 anni e dividendosi tra teatro, cinema e TV.

Nella seconda, attesissima stagione de “I Medici”, disponibile dal 18 ottobre in esclusiva su Raiplay e poi in onda a partire da martedì 23 ottobre su Rai 1, interpreta Guido Cavalcanti, amico stretto di Lorenzo il Magnifico.

Abbiamo parlato con lui di questa interessante esperienza, dei suoi progetti, di cosa significa, oggi, fare l’attore nel nostro Paese.

 

Diamo il benvenuto a Michele Balducci su Parole a Colori. Per rompere il ghiaccio, una domanda di rito. Come ti definiresti, usando solo poche parole?

Un saluto a tutti voi. Mi definirei una persona felice che non dà mai per scontata la sua felicità.

Sei nato in Italia, ma il tuo percorso accademico e professionale ti ha portato fin da giovanissimo a dividerti tra il nostro Paese e il Regno Unito. Com’è stato essere un italiano all’estero? E un giovane attore all’estero? Ci sono grandi differenze nell’approccio alla professione, e nella formazione degli attori?

La mia esperienza di formazione all’estero è stata molto interessante e arricchente. Ricordo che c’erano molti attori da molte nazionalità diverse, quindi non ci sentivamo né italiani né inglesi né spagnoli, ma un gruppo di persone che condividevano un obiettivo di ricerca comune. In questo senso, credo che l’approccio a questa professione sia uguale in tutto il mondo: ci sono la stessa passione, gli stessi percorsi, le stesse difficoltà. Forse il mestiere dell’attore è il più universale che esista! Ci si capisce sempre. Mi è capitato sia di lavorare all’estero, sia in Italia su set in inglese, e mi sono sempre trovato a mio agio con il cast e i registi. È come se fosse la stessa grande famiglia.

L’attore Michele Balducci. Foto di Marco Rossi

Nella seconda stagione della fortunata serie televisiva “I Medici”, in onda questo autunno, ti vedremo nel ruolo di Guido Cavalcanti. Com’è stato, lavorare in questa produzione internazionale? C’è qualche aneddoto divertente dal set che puoi raccontarci?

Lavorare su questo set è stata un’esperienza bellissima, su tutti i livelli. Professionalmente, perché si trattava di una grande produzione con grandi mezzi; umanamente, perché si è creato un gruppo davvero affiatato con tutti gli altri attori, sia italiani che inglesi. Un aneddoto che ricordo dalle riprese riguarda una scena di azione che abbiamo girato a Volterra: senza svelare troppo, a un certo punto dovevo chiudere un enorme portone di un palazzo (un portone vero, non ricostruito), in maniera veloce e senza impiegare troppo tempo. A uno dei ciak mi sono schiacciato un dito… il dolore non è stato indifferente, ma sono andato avanti senza interrompere la scena!

Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo personaggio, Guido Cavalcanti, che ricordiamo non è il poeta amico di Dante ma un omonimo?

Il “mio” Guido Cavalcanti è un giovane che appartiene alla ricca famiglia fiorentina dei Cavalcanti. È amico stretto di Lorenzo il Magnifico, con cui trascorre il suo tempo assieme a Sandro Botticelli e Angelo Poliziano, fra banchetti e feste di palazzo. Nel momento del bisogno, però, accorrerà in aiuto di Lorenzo, mostrando anche il suo lato più “guerriero”. Si tratta quindi di un personaggio forte, in un certo senso moderno. È stato molto interessante calarsi nei panni di un ragazzo della mia età ma del XV secolo, e vedere che, in fondo, certe cose non sono poi cambiate molto: anche lui aveva il suo gruppo di amici con cui usciva a divertirsi ma con cui poi era leale nei momenti di difficoltà.

Metterti alla prova con ruoli difficili non ti spaventa, visto anche il tuo passato diviso tra teatro, al cinema e in tv. Come ti prepari per un ruolo? Quanto è importante la tua formazione teatrale nel lavoro di preparazione?

Per prepararmi a un ruolo c’è una prima fase in cui mi metto a studiare a tavolino tutto quello che ho a disposizione: i copioni, il materiale storico, riferimenti teatrali o cinematografici del passato. È un passaggio “accademico” ma credo necessario. La seconda fase è quella più affascinante e, forse, importante: da un lato cerco di affidarmi al mio istinto emotivo, dall’altro entro in ascolto del lavoro degli altri attori. Certe dinamiche si possono creare e comprendere solo vivendole sul set o sul palcoscenico, lasciandosi andare e vedendo cosa succede. La mia formazione teatrale è risultata molto importante nel darmi una disciplina sul lavoro, nel saper gestire le energie e i tempi, a volte dilatati, a volte molto concitati, dell’interpretazione.

© Azzurra Primavera

Dopo “I Medici” dove potremo vedere Michele Balducci? Stai lavorando a qualche nuovo progetto?

Fra qualche mese uscirà una serie diretta da e con Veronica Pivetti, “BLEAH!”, una commedia veramente divertente incentrata sulle vicissitudini dello Studio Ovale americano, in cui interpreterò un nerd esperto di tecnologia. Nel cast, fra gli altri, ci saranno anche Paolo Conticini e Ludovica Bizzaglia. A fine ottobre, poi, debutterò a teatro con la nuova produzione del Teatro Stabile dell’Umbria, diretta da Liv Ferracchiati, “Commedia con schianto – Struttura di un fallimento tragico”, un testo molto interessante che indaga la crisi creativa di un autore teatrale, e che l’anno prossimo sarà in tournée.

Fare l’attore è il sogno di tantissimi giovani nel nostro Paese. Prima di lasciarci, che consigli ti sentiresti di dare, a chi sogna di calcare il palcoscenico oppure il set? Cosa non può mancare per sfondare?

Credo che un ragazzo o una ragazza che vogliano fare gli attori non abbiano davvero bisogno di consigli o incoraggiamenti: spesso si tratta di una necessità così irrefrenabile che non si ascolta nessuno, nel bene o nel male! Quello che mi sento di dire è di non perdere mai di vista quella passione bambina che ci porta per prima a volere qualcosa. E’ come ricordarsi sempre di dov’è l’interruttore in una stanza buia.

 

Exit mobile version