Intervista a Fabrizio Benvenuto, Marina Crialesi e Stella Egitto

A tu per tu con il giovane regista e le due attrici protagoniste del cortometraggio "Sottovoce"

Il cortometraggio “Sottovoce”, che racconta una storia d’amore e ricordo ambientata nella suggestiva location calabrese di Laghi di Sibari, è stato presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Cannes nello Short film corner.

Abbiamo avuto il piacere di parlare con il regista Fabrizio Benvenuto, e con le due attrici protagoniste, Marina Crialesi che interpreta Melania e Stella Egitto che interpreta Anna.

 

“Sottovoce” è stato presentato a Cannes. Iniziamo col chiederti quale sarà il destino di questo cortometraggio? Che progetti hai per lui?

F: Quello che proverò è fargli fare un giro per i festival internazionali, perché lo short corner è assolutamente un ottimo battesimo per un corto e non ti brucia la prima, quindi i festival che vogliono la prima sono ancora accessibili. Proverò a candidarlo ad altri festival e probabilmente potrà poi diventare un film, con i ritocchi del caso, perché una casa di produzione si è interessata, prima di tutto per la location.

Potremmo definire la location calabrese il coprotagonista del tuo corto. Ci racconti perché l’hai scelta e cosa significa per te questo luogo?

F: Secondo me esistono storie che per essere raccontate hanno bisogno di un determinato luogo, di una certa atmosfera, e altre che possono essere raccontate ovunque. La mia storia è stata costruita su Laghi di Sibari, che volevo fosse un terzo protagonista. È stato il luogo dove ho trascorso l’infanzia, i momenti più belli della mia vita, ma è anche protagonista di una vicenda triste. Da meta gettonata degli anni ‘90 oggi è fatiscente, a causa della mancata manutenzione dei laghi artificiali. E nonostante questo suscita emozioni forti in chiunque ci capiti, anche per sbaglio.

Perché hai scelto il titolo “Sottovoce” per una storia a metà tra il ricordo e l’amore?

F: La scelta del titolo è dovuta al fatto che nel momento in cui una delle protagoniste, Anna, supera il suo conflitto riuscendo a proporre a un’altra persona una vita insieme lo fa sottovoce. È una scelta coraggiosa che però si palesa piano. Mi piaceva questa delicatezza.

È un cortometraggio che racconta più storie – il ritorno a casa di Anna, l’incontro con Melania, l’amore. C’è un fil rouge che le unisce? Una chiave di lettura precisa?

F: Non so se esiste una chiave giusta di lettura. Mi sono avventurato in questo corto con un minutaggio abbastanza esteso perché il mio desiderio era quello di fare una prova tecnica e narrativa più simile possibile a un film. Probabilmente non è il motivo che dovrebbe spingere un autore a raccontare una storia, ma era l’avventura quello che avevo in mente. Far vivere a tutti i personaggi una sorta di micro-avventura. Il tema principale è comunque la difficoltà di incontrare qualcuno a cui affidarsi totalmente. Il corto ha diverse sfumature, e questo rispecchia anche un po’ la mia personalità. Forse è un po’ illeggibile.

Stando alla tua esperienza, Stella, questo cortometraggio ha le potenzialità per diventare un film?

S: Sì, trovo che ci siano gli spunti giusti per poterlo ampliare. Va ovviamente tutto riscritto, vanno sviluppati tutti i personaggi. È necessario ad esempio raccontare il motivo per cui Anna decide di partire, il personaggio di Melania, soffermarsi sulle motivazioni delle due donne, a cosa entrambe reagiscono.

Come sceglie i copioni Stella Egitto?

PP, personaggio e prospettiva. Crescendo diventa sempre più interessante, perché arrivano personaggi che hanno archi narrativi più interessanti, personaggi su cui ci sono da fare dei lavori. Scelgo un progetto se mi smuove curiosità innanzitutto, e voglia di aderire alla storia che vive il personaggio.

Stella Egitto. Foto di Ilaria Rucco

Hai già anticipato che ci sono buone possibilità che “Sottovoce” diventi un film. Il cast rimarrà questo oppure ci sarà qualcosa di diverso?

F: Io sto ragionando con questa casa di produzione per ambientare un film ai Laghi di Sibari, e c’è una proposta di allungare il cortometraggio. Se la strada dovesse essere questa seconda, assolutamente vorrei continuare con questo cast.

La scelta del cast: Stella Egitto e Marina Crielesi. Perché loro?

F: Io frequento un’accademia di belle arti, dove ogni anno si gira un cortometraggio. “Sottovoce” è nato come progetto di esame, anche se poi è uscito dall’università. Ho effettuato una fase di casting, anche tramite social. Stella in realtà mi è stata suggerita, e quando l’ho vista ho sperato che potesse accettare di recitare nel mio progetto. Con Marina, invece, non ci conoscevamo.

M: No, infatti. Avevamo un amico in comune, il regista di “Il miracolo”, che è stato premiato ai Nastri d’argento. Fabrizio mi ha contattato tramite questo amico in comune. La cosa è nata un po’ così. Mi sono presentata al provino, e il giorno stesso mi ha detto: “Melania per me sei tu”.

F: In realtà l’avevo già scelta dalla foto, perché per il personaggio di Melania ero alla ricerca di una bellezza un po’ maledetta. E Marina mi dava questa impressione già dalle immagini. Poi ho scoperto che era anche brava.

Marina Crialesi interpreta Melania nel corto “Sottovoce”.

Stella Egitto, che prossimamente vedremo in progetti importanti come “Montalbano”, non disdegna le produzioni indipendenti e piccole. Perché hai scelto di credere in “Sottovoce”?

S: Uno dei motivi per cui ho accettato questo ruolo è perché mi sono fidata della suggestione che mi ha rimandato la lettura della sceneggiatura. Già dalla sceneggiatura si evincevano la sensibilità e l’attenzione di Fabrizio nel raccontare un luogo. I laghi di per sé sono un’ambientazione intrigante, nuova per me, perché io sono figlia del mare, ma l’idea di far muovere la mia Anna all’interno della suggestione di questo ambiente è stato uno dei motivi per cui ho detto perché no. Di Fabrizio mi aveva parlato molto bene Fabio Mollo, che ha fatto il mio nome per il corto. Uno più uno ha fatto due, quindi eccomi qua

Come ti sei trovata a lavorare con Marina? E com’è stato Fabrizio come regista?

S: Io e Marina siamo due attrici molto diverse. Non ci conoscevamo. È stata talmente intensa la storia che ci siamo davvero limitate ad aderire a quella che era la scrittura e a quello che vivevano i nostri personaggi. Credo che la nostra diversità sia stata un qualcosa in più per il corto. Fabrizio è stato bravo, è giovane ma io trovo che abbia un bellissimo senso estetico e sensibilità.

Invece la tua scelta di sposare il progetto, Marina, è stata più di pancia o ragionata?

M: Entrambe. A me piacciono molto i personaggi profondi e l’idea di catapultarmi in quest’avventura che mi dava la possibilità di lavorare molto su me stessa e con l’altra attrice mi attirava moltissimo. Poi ho avuto subito fiducia in Fabrizio. Sai quelle alchimie che nascono nell’immediato e di cui non ci si spiega nemmeno tanto il perché, perché è chimica?

Come ti sei trovata a lavorare con Stella?

M: Mi sono trovata molto bene, tra noi c’era una bella energia. Abbiamo fatto un bel lavoro, ma non è stato sempre facile. Ad esempio mi piace raccontare questo aneddoto. C’è stato un momento di difficoltà, perché nella scena di sesso non ci aspettavamo il nudo, teoricamente dovevamo avere indosso l’intimo. Poi Fabrizio, che è un po’ matto, se n’è uscito con un: “Via tutto”. E io e Stella ci siamo ritrovata sul set, impreparate, però devo dire che Fabrizio è stato molto bravo, molto intimo, ci ha protette.

Fabrizio Benvenuto sul set calabrese di “Sottovoce”.

Qual è stata la maggiore difficoltà nell’interpretare Anna, invece?

S: La difficoltà per me è stata lasciarmi attraversare da quello che nella storia attraversava Anna in relazione a un’altra donna. Sono abituata ad abitare più di frequente rapporti con uomini, quindi questo è stato di fatto inedito, per me. È stata la prima volta che da attrice ho baciato una donna. È stata questa l’esperienza nuova con cui misurarmi.

Parliamo un attimo dell’esperienza che ti ha fatto conoscere e amare dal grande pubblico, Marina, quella di “Un posto al sole”. Cosa ti ha dato, e paradossalmente hai mai paura che possa essere un limite, sul piano artistico?

M: Un posto al sole mi ha dato tantissimo, è un ambiente fantastico.

Una palestra importante da cui sono usciti grandi artisti.

M: Non solo per quello che riguarda gli attori, ma anche i registi – Sorrentino, Sollima, Muccino, vengono tutti da qui. È una palestra unica nel suo genere, oltre a essere un ambiente di lavoro fantastico, con grandi professionisti. Io mi sento a casa sul set. È ovvio che la paura di rimanere confinati c’è, ma mi ritengo comunque fortunata.

Fabrizio, invece, sei stato assistente alla fotografia nel documentario di Fabio Mollo “The Young Pope: A Tale of Filmmaking”. Com’è stato vedere da vicino il set della serie di Sorrentino?

F: Pazzesco. Il set più grosso che possa capitare di vedere. Migliaia di comparse, location proibite.

Qual è il tuo regista di riferimento, quello a cui ti ispiri di più?

F: Collegandomi alla domanda precedente, al momento è Paolo Sorrentino. Ma ne ho avuti e ne ho molti, da Hitchcock a Tim Burton a Tarantino.

Una parola per descrivere l’esperienza di Cannes 70?

F: Un sogno.

M: Concordo. Ieri ci siamo scontrati con Elton John. Le cose pazzesche che succedono a Cannes, per me il festival più bello al mondo.

Sottovoce speri il prossimo anno di tornare, figurando magari in qualche sezione di spicco?

M: Ovviamente me lo auguro. Intanto continuo a lavorare e chissà che non possano nascere cose ancora più speciali.

Grazie a Fabrizio Benvenuto, Stella Egitto e Marina Crialesi per essere stati con noi.

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