Incontri ravvicinati: Jessica Chastain si racconta sul palco di Roma

Il rapporto con il collega Oscar Isaac, il personaggio di Tammy Faye, i progetti futuri

Capelli rosso rame, sguardo accattivante e un’infinita eleganza e dolcezza. La Festa del Cinema di Roma si apre nel segno di una donna, una delle attrici più apprezzate della sua generazione: Jessica Chastain.

Arrivata a Roma per presentare “The eyes of Tammy Faye” (qui la recensione), che la vede impegnata nella doppia veste di attrice e produttrice, la Chanstain racconta prima di tutto la genesi del film.

“Sono stata coinvolta nel progetto nel 2012. Ero colpita dalla storia di questa donna [la telepredicatrice Tammy Faye, ndr], diversa da quella conosciuta tramite i media. Mi piace essere provocatrice nelle scelte, ma con The Eyes of Tammy Faye volevo rovesciare tutto, raccontare una storia autentica, basata sull’amore, e produrre mi ha consentito di farlo. Credo sia importante raccontare qualcosa che riguardi l’amore.”

Come accade sempre con gli Incontri ravvicinati, la conversazione prende il là da tre sequenze cinematografiche, film con protagonista il personaggio in questione. La prima, in questo caso, è tratta da “Zero Dark Thirty”, il film di Kathryn Bigelow sulla agente della CIA che, con la sua indagine, portò alla cattura di Osama Bin Laden.

“Amo Kathryne Bigelow. Per preparami al personaggio ho fatto moltissima ricerca, è stata un’immersione. Avevo riempito tutte le stanze d’albergo in cui vivevo con delle immagini. La donna da me interpretata usava una terminologia specifica, quindi ho seguito lo script perché non si può improvvisare quel vocabolario. Ho avuto il grande vantaggio di parlare con la donna che ho interpretato: sono anche rimasta scioccata di quanto in quel momento la CIA facesse affidamento sulle donne, mentre prima non c’era una tale fiducia. Un’ulteriore prova di quanto siano fantastiche le donne.”

La seconda clip, da “1981: Indagine a New York” di J.C. Chandor, è lo spunto per parlare del rapporto con il collega Oscar Isaac, con cui Jessica ha recitato di recente anche nella miniserie “Scene da un matrimonio” (qui la recensione).

“Il mio rapporto con l’originale (di Ingmar Bergman) era di conoscenza e amore: quello che è stato interessante per me era che non fosse un remake, ma una modernizzazione. Io e Oscar riusciamo a leggerci nel pensiero. Quando conosci così bene una persona sai cosa sta pensando, prevedi le battute che farà, quali schemi segue e dove sta andando. In casi come questo mi sento sollevata, smetto di pensare alla performance e mi concentro solo sull’essere in scena. Avevamo ciak da venti minuti, c’era tanta fiducia tra noi, ma in questi casi ci si può anche ferire. Spesso mi chiedevo se la persona che avevo davanti fosse Isaac o il personaggio interpretato; in alcune scene siamo venuti quasi alle mani e ora voglio prendermi del tempo prima di tornare a lavorare con lui!”

Jessica Chastain in una scena del film “The three of life” (2011)

Ma è la terza e ultima clip, da “The Three of Life” di Terrence Malick, a provocare una forte commozione nell’attrice.

“Sono 10 anni che non guardo il film. Mi commuove guardarlo, perché mi ha insegnato il perdono, la bontà e cosa significhi essere umani. È il mio preferito. C’era un senso di giocosità e famiglia incredibile; mi ha dato molto sia in termini di recitazione che come essere umano. Mi sembra un episodio separato dalla mia carriera, sembra una poesia per immagini. Spero sia la cosa che la mia famiglia guarderà quando non ci sarò più.”

Intanto, senza spingerci così lontano, il futuro recitativo di Jessica Chastain è una miniserie di Michael Shannon sulla famosa cantante country Tammy Wynette in cui l’attrice dovrà anche cantare.

“Si tratta di sei episodi e sono e entusiasta di esplorare la musica: cantare mi mette a disagio ma voglio fare cose che mi stimolino in questa direzione”.

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