L’enigmatico sorriso della Monna Lisa, che dalle pareti del Museo del Louvre continua ad affascinare visitatori giunti da ogni angolo del pianeta, potrebbe, da oggi, non essere più così enigmatico, almeno per ciò che riguarda la tecnica con cui è stato ottenuto l’effetto visivo.
A distanza di oltre 500 anni dalla realizzazione dell’opera, infatti, sembra che gli studiosi abbiano trovato la soluzione di uno dei grandi misteri della storia dell’arte.
A svelare i segreti della tecnica pittorica utilizzata da Leonardo da Vinci a inizio 1500 sono stati gli esperti di due università del Regno Unito. Per farlo, i team hanno studiato un altro dipinto attribuito al maestro toscano, La Bella Principessa, dove si trova traccia dello stesso “sorriso inafferrabile” della più nota dama.
L’illusione nascosta nella Monna Lisa può sintetizzarsi nel fatto che questa appare sorridente, almeno fino a che l’osservatore non si concentra sulla sua fisionomia nel dettaglio. La bocca della Gioconda risulta infatti, a un’analisi più attenta, rivolta verso il basso.
La grande domanda su cui si sono arrovellati gli esperti da tempo è se questo effetto – ottenuto attraverso una complessa combinazione di colori, luci e ombre – fosse o meno voluto da Da Vinci. Dopo che ricerche ed esami approfonditi hanno dimostrato che La Bella Principessa è un’opera precedente dello stesso artista, la risposta sembra finalmente propendere per un convinto sì.
“Ritrovare un’illusione simile in un ritratto precedente alla Monna Lisa è molto interessante” ha commentato il dottor Alessandro Soranzo. L’esperto di prospettiva e il suo team hanno utilizzato una serie di test per capire come l’osservatore percepisca i due dipinti di da Vinci quando al variare di certe condizioni – da una maggiore o minore distanza, ad esempio, o applicando ai quadri delle distorsioni ottiche. Anche un terzo dipinto dello stesso periodo, Ritratto di donna di Piero del Pollaiuolo, è stato esaminato, come controllo.
I ricercatori hanno scoperto che, quando l’osservatore si trova a una certa distanza oppure l’opacità viene aumentata, i sorrisi dei due dipinti risultano più pronunciati. Lo stesso non accade con il lavoro del Pollaiolo.
La conferma che entrambi i ritratti dipinti da da Vinci presentano la stessa illusione ottica è una prova significativa se non conclusiva, secondo il dottor Soranzo, della sua intenzionalità. Data la maestria di Da Vinci e l’uso dell’artificio visivo nella Monna Lisa è abbastanza credibile che l’ambiguità dell’effetto sia voluta.